«Piazza Dante ha perso la sua identità»

L’intervista.Il soprintendente Luca Rinaldi boccia il primo lotto del centro: «Trasformata in una cosa diversa». La scommessa della Capitale della Cultura: «Bergamo e Brescia possono costruirsi una nuova immagine distintiva».

Il 2023? Per Bergamo può essere l’anno della svolta, che trasformi il patrimonio culturale in un reale fattore di sviluppo. A sostenerlo è Luca Rinaldi, soprintendente per l’Archeologia, le Belle Arti e il Paesaggio di Bergamo e Brescia, che a poche settimane dal taglio del nastro di Capitale italiana della Cultura fa un bilancio del 2022 e guarda al futuro.

Architetto Rinaldi, partiamo dai lavori in corso.

«Iniziamo dalle Mura. Come Soprintendenza confermiamo l’intenzione di proseguire il restauro avviato dal Comune sul baluardo di Valverde. I lavori partiranno in primavera. In Sant’Agostino invece siamo in dirittura d’arrivo. Resterà un cantiere aperto con i nostri investimenti sulle parti affrescate nel Salone dei Provveditori, che alla fine del ’500 venivano a Bergamo per controllare la costruzione delle Mura e si riunivano qui. Sono stati trovati altri documenti, scritte, datazioni, e sarà fatta una pubblicazione finale. Nell’ex chiesa sta per essere completato anche il restauro delle cappelle, una volta terminati i lavori Sant’Agostino diventerà una tappa importante per il turismo in Città Alta. E sarebbe bello si potesse collegare il giardino dell’Accademia Carrara al baluardo di Sant’Agostino con un nuovo passaggio di cui si era parlato unitamente al progetto di rinnovamento della Carrara, un nuovo accesso alle Mura che sarebbe molto interessante poter praticare».

In Accademia Carrara come procedono i lavori?

«Bene. Questo riallestimento va incontro alle tendenze più moderne della museografia e si avvicina a esperienze come quella della Tosio Martinengo di Brescia, che ha ridotto le opere in mostra e ha reso emozionali gli spazi, dando più stimoli anche ai turisti meno esperti. A Bergamo si va nella stessa direzione, liberando sale per le mostre temporanee e razionalizzando l’uso degli spazi. Penso sarà una bella scoperta anche per i bergamaschi».

Aspettando il recupero di Palazzetto dello Sport e Montelungo, per restare in zona.

«Merito dei tanti finanziamenti, in buona parte legati al Pnrr : un volano sfruttato ampiamente anche dagli enti pubblici, soprattutto per l’efficientamento del proprio patrimonio edilizio. Penso ad esempio a Palazzo della Libertà sul quale sta intervenendo il Demanio. Non so quanto i bergamaschi lo conoscano, ma merita di essere sistemato. E la piazza sarà valorizzata dall’installazione pensata per il 2023. Concordo sulla scelta fatta».

Sarà un 2023 ricco di riscoperte culturali.

«Vero. Penso alle tarsie del Lotto, un intervento di restauro straordinario. E restando in Città Alta ho a cuore la “liberazione” di San Michele all’Arco, che doveva essere la naturale conseguenza del restauro di Palazzo Suardi. Un capolavoro settecentesco stupendamente affrescato che spero si liberi dagli scaffali della Mai. E poi il Carmine, Sant’Agata di cui vedremo il progetto... tanto si sta muovendo».

Che idea si è fatto del rinnovato centro piacentiniano?

«Mi dispiace non aver seguito il lotto di piazza Dante, che mi sembra la parte più debole di tutto il progetto. L’ingresso all’ex Diurno sembra quello di una stazione della metropolitana, con quei parapetti in cristallo e le uscite di sicurezza in metallo bronzeo: un allestimento poco consono alla storicità della piazza. Una chiara dimostrazione di come talvolta l’architettura contemporanea fatichi a interpretare correttamente questi spazi in contesti storici».

Una bocciatura senza mezzi termini, evidentemente il suo predecessore non la pensava come lei.

«Ci sono diverse sensibilità su questi temi ma la questione è aperta; io personalmente ritengo che il primo lotto non sia un buon risultato. Hanno trasformato una piazza dei primi del Novecento, semplice ma dignitosa, che ruotava intorno alla fontana, in un esperimento contemporaneo che senza ragione l’ha fatta diventare una cosa del tutto diversa. Tanto che nei lotti successivi di riqualificazione del centro ci sono stati dei doverosi cambiamenti, a cominciare dalla bocciatura dell’area intorno alla fontana del Donizetti che è stata rivista rispetto al progetto originale».

E la piazza davanti al Comune? Che ne dice?

«Quella è stata concordata. Il disegno è stato completamente rivisto; c’era il tema di un emiciclo, è stato attenuato l’effetto a spicchi da Piazza del Campo ma non ci sono stati elementi di discussione, e mi sembra che ora tutto torni».

Bergamo e Brescia 2023, siamo al conto alla rovescia.

«La risposta da parte del territorio è stata sorprendente. Ha proposto iniziative interessanti e non era scontato. Non sempre le Capitali italiane della Cultura determinano grande fermento e grandi flussi di turismo culturale. Sono molto colpito da quello che sta avvenendo a Brescia e a Bergamo. L’obiettivo di queste due città è evidentemente puntare sul turismo culturale, costruire una nuova identità che sia elemento distintivo».

Pensa ci siano buone prospettive?

«Bisognerebbe potenziare le infrastrutture. Le proposte ci sono, Bergamo è bellissima ma attualmente il turismo culturale è di passaggio. La presenza dell’aeroporto è importantissima ma bisogna creare un’accoglienza alberghiera di alto livello come richiede il turismo internazionale. Se il 2023 andrà bene, i bergamaschi e i bresciani capiranno che la cultura può essere una fonte di reddito, un fattore di sviluppo economico».

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