Vaccini, un milione di somministrazioni
nella Bergamasca: «Virus sotto controllo»

T ra prime e seconde dosi, il traguardo è stato raggiunto in provincia a sei mesi esatti dal V-Day. Buzzetti: «Al momento lo scenario locale sembra tenere».

Simbolico e allo stesso tempo concreto, il traguardo è arrivato quasi esattamente a sei mesi di distanza da quel V-Day che il 27 dicembre 2020 aveva aperto la strada alla speranza. Un milione di somministrazioni totali del vaccino anti-Covid, sommando prime e seconde dosi: la provincia di Bergamo ha raggiunto la cifra tonda e viaggia verso l’immunità, in una corsa che si è fatta sempre più rapida, e che oggi richiede un ultimo strappo per contenere la minaccia delle varianti. E mentre la curva delle inoculazioni si è alzata settimana dopo settimana, quella del contagio si è abbassata in maniera sostanzialmente speculare. Sino a toccare i minimi da quando la pandemia è diventata l’emergenza con cui si convive quotidianamente: ieri l’incidenza del virus in Bergamasca s’è attestata a quota 4 nuovi casi settimanali ogni 100 mila abitanti, mentre tra lunedì e martedì il calcolo la proiettava addirittura a quota 3, cioè al punto più basso finora registrato in territorio orobico, tra il 13 e il 17 agosto dello scorso anno. Vista da un’altra prospettiva temporale: il 30 giugno del 2020 l’incidenza era a quota 16, oggi è appunto ridotta a un quarto rispetto a un anno fa; stessa proporzione per la media dei nuovi casi giornalieri (calcolata come media mobile a 7 giorni, per anestetizzare le fisiologiche oscillazioni di giornata), 26 un anno fa contro i 6 di ieri. E sono undici i giorni consecutivi senza vittime, mentre a giugno del 2020 al massimo si rimase per 5 giorni di fila senza decessi da Covid.

«Se guardiamo i numeri, è chiaro che la situazione appaia sotto controllo: calano i casi, i ricoveri e i decessi – premette Roberto Buzzetti, esperto di statistica medica, già direttore dell’Ufficio epidemiologico dell’allora Asl di Bergamo -. La variante Delta potrebbe essere un problema, perché è più contagiosa, ma al momento lo scenario locale sembra tenere. Il confronto con un anno fa? Bisogna guardare al trend, più che ai valori assoluti, cioè alla tendenza alla salita o alla discesa. Anche un anno fa era in discesa: stiamo andando bene, non solo in Bergamasca ma ovunque in Italia, con sporadici numeri più alti in alcune province, in alcuni casi determinati da alcuni riconteggi che comprendono casi del passato».

La ritirata del virus è «un mosaico di fattori – ragiona l’epidemiologo -. Il vaccino ha certamente giocato un ruolo nella riduzione degli indicatori della pandemia, e in questo periodo si somma all’effetto della bella stagione e all’aver favorito le attività all’aperto durante l’ultima fase di ripartenza». Il banco di prova effettivo per cogliere lo «scudo» della campagna di immunizzazione vede come orizzonte i prossimi mesi: «Gli effetti del vaccino si leggeranno in particolare dopo l’estate, quando riapriranno le scuole, si entrerà nella stagione meno calda, finiranno le ferie. È fondamentale proseguire nelle somministrazioni: tutto lascia pensare che il vaccino stia dando un apporto importante alla riduzione di contagi, ricoveri e decessi, ma il vero banco di prova lo avremo più in là, in quelle stesse settimane che nell’autunno dello scorso anno videro l’innescarsi della seconda ondata».

L’effetto delle progressive riaperture non c’è stato: il 26 aprile, all’ingresso in zona gialla, dunque con la ripresa di bar e ristoranti, l’incidenza bergamasca era a quota 108, dunque in poco più di due mesi s’è ridotta addirittura del 96,3%; il 14 giugno, primo giorno in zona bianca, l’incidenza era a 17, e tra quel giorno e ieri la contrazione è stata del 76,5%.

Prudenza e attenzione devono però rimanere costanti: «Con numeri così contenuti, il tracciamento è assolutamente fondamentale e soprattutto fattibile – ragiona Roberto Buzzetti -. Sul sequenziamento, strategia che costa ma che rende, è sufficiente fare analisi su un campione ampio di tamponi, perché già in questo modo si restituisce la fotografia sulle proporzioni delle diverse varianti».

La variante Delta? «Diversi studi - conclude - affermano che sia più contagiosa, anche del 40-50%, ma non si è ancora visto se sia più letale. La comparsa di varianti anche più contagiose è fisiologica: quando il virus circola, continua a mutare fino a quando trova la mutazione a lui più favorevole. È la selezione naturale».

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