Tumore al seno, test genomico gratuito contro il ricorso alle cure più invasive

Il rallentamento degli screening mammografici nell’anno della pandemia ha causato una flessione nella diagnosi di circa 3.300 tumori al seno in tutta Italia, sugli oltre 50 mila diagnosticati in media ogni anno nel nostro Paese (in provincia di Bergamo sono circa 500).

Quelli sfuggiti alla diagnosi precoce, oggi rischiano però di essere individuati in una fase già avanzata, con conseguenze che potrebbero essere anche serie per le pazienti. Da qualche settimana la Breast Unit dell’Asst Bergamo Est, il centro di senologia del Bolognini e degli altri ospedali dell’azienda che ogni anno opera in media 200 donne malate di cancro al seno, si è dotata di un test in grado di selezionare le terapie più indicate per i casi di carcinomi mammari in fase precoce.

Si tratta di uno strumento messo a disposizione delle pazienti che consente di individuare un percorso di cura personalizzato a seconda dello stadio della malattia, evitando in alcuni casi il ricorso a terapie più invasive come la chemioterapia. Il carcinoma mammario è la neoplasia più frequente in assoluto per incidenza nella popolazione femminile, tuttavia «se diagnosticati in maniera precoce – spiega Domenico Gerbasi, responsabile dell’Unità di Chirurgia senologica e coordinatore clinico della Breast Unit dell’Asst Bergamo Est – questi tumori sono guaribili completamente in oltre il 90% dei casi». Da qui la necessità di «recuperare il tempo perduto in questi mesi – dice ancora Gerbasi – con un potenziamento dei servizi diagnostici e di quelli terapeutici. La tempestività dell’intervento medico rappresenta infatti un altro elemento fondamentale, dopo la diagnosi».

Il test genomico Oncotype DX che da qualche settimana gli ospedali dell’Asst Bergamo Est offrono gratuitamente alle loro pazienti, fornisce informazioni mirate sul tumore in atto, al fine di determinare le possibilità di cura che hanno più probabilità di essere di beneficio per le pazienti. In pratica, il dispositivo analizza l’espressione di geni specifici del tumore selezionati da un campione di tessuto cancerogeno, in grado di determinare le probabilità di recidiva della malattia e quelle di risposta alla chemioterapia, fornendo un livello di precisione nelle scelte terapeutiche finora mai raggiunto. «Essere riusciti a mettere finalmente questo test a disposizione delle nostre donne è senz’altro una vittoria – dice Giuseppe Nastasi, direttore del Dipartimento di Oncologia medica dell’Asst Bergamo Est –. Noi oncologi abbiamo molto insistito con le nostre aziende perché ciò accadesse. Oggi quello che è sempre stato un test abbastanza costoso, è finalmente alla portata di tutti e questo va nella direzione di offrire alle nostre pazienti il trattamento migliore per la diagnostica».

Il test, che è stato fortemente voluto dall’associazione Cuore di donna di Casazza che da anni collabora con gli ospedali dell’Asst, viene eseguito su un campione di tessuto prelevato durante una biopsia o un intervento chirurgico. La verifica genomica analizza il tessuto neoplastico per identificare l’attività dei geni che influenzano il comportamento del tumore, inclusa la capacità di crescita e diffusione. Gli studi clinici hanno infatti dimostrato che non tutte le pazienti con tumore al seno hanno le medesime probabilità di trarre beneficio dalla chemioterapia e che per molte pazienti il trattamento chemioterapico (e le tossicità conseguenti) può essere sostituito con una cura ormonale. «Selezionare i pazienti vuol dire risparmiare terapie inutili a fronte di altre terapie che sono meno impattanti per la qualità di vita e danno risultati equiparabili o migliori – conferma Nastasi –. In questo modo, possiamo prevedere una terapia davvero personalizzata e questo è un vantaggio enorme».

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