CRV - Approvata la Deliberazione Amministrativa “Piano faunistico venatorio regionale 2022-2027

(Arv) Venezia 1 ago. 2023 -       Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato, con 36 voti favorevoli, 6 contrari, 3 astenuti, la Proposta di Deliberazione Amministrativa n. 66 ‘Piano faunistico- venatorio regionale 2022-2027. Esecuzione della Sentenza della Corte costituzionale n. 148 del 18.07.2023. Art. 8, comma 2, L.R. n. 50/1993’, illustrata in Aula dal Relatore Marco Andreoli (Lega- LV), presidente della Terza commissione permanente, in cui il provvedimento era incardinato e che l’ha licenziato a maggioranza, senza voti contrari, e dal Correlatore Jonatan Montanariello (Pd).

Il Relatore  Andreoli  ha ricordato che con L.R. 28 gennaio 2022, n. 2, è stato approvato il ‘Piano faunistico- venatorio regionale 2022-2027’, ai sensi della L.R. 9 dicembre 1993, n. 50, ‘Norme per la protezione della fauna e per il prelievo venatorio’. In seguito alla questione di legittimità costituzionale sollevata dal TAR Veneto e alla conseguente sentenza n. 148/2023 della Corte costituzionale, il Piano faunistico-venatorio regionale deve essere approvato con deliberazione amministrativa anziché legislativa. Inoltre, sempre alla luce della pronuncia della Corte costituzionale, il criterio altimetrico non viene assunto come unico per determinare il perimetro della Zona Faunistica delle Alpi, ma devono essere applicati i criteri posti dall’articolo 11 della Legge 11 febbraio 1992, n. 157, ai sensi del quale ‘la ZFA è individuabile nella consistente presenza della tipica flora e fauna alpina’. Il legislatore statale, che ha dettato standard minimi e uniformi di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, non ha, quindi, fatto riferimento a dati puramente morfologici, né ha ritenuto il fattore altimetrico un criterio prioritario per individuare la ZFA. Dunque, la decisione della Regione Veneto di affidarsi unicamente al dato altimetrico per escludere il territorio di alcuni comuni dalla ZFA, senza valutare l’effettiva presenza di flora e fauna alpina, comporta un abbassamento degli standard minimi di protezione, in contrasto con l’art. 11, comma 1, della legge n. 157 del 1992 e, per esso, con l’art. 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione. Sotto un profilo di diritto, l’amministrazione regionale ha quindi l’obbligo giuridico di adeguarsi alla decisione di accoglimento della Corte costituzionale, atteso che non possono trovare applicazione norme dichiarate incostituzionali. Alla luce di quanto premesso, il Piano faunistico- venatorio, che è stato sottoposto a procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), viene quindi riassunto con atto amministrativo, facendone salvo il contenuto.

Il Correlatore  Montanariello  ha evidenziato nel suo intervento che il Piano faunistico- venatorio è nato male ed è cresciuto peggio, frutto di un approccio sbagliato, “mancando una discussione sul tema senza approcci settari. La nostra posizione, rispetto al Piano, è sempre stata laica, a fronte di una prova muscolare della Regione del Veneto, che ha fatto un braccio di ferro con la Giustizia, perdendo”. Il Correlatore ha ripercorso l’iter giudiziario che ha portato alla sentenza 148 della Corte costituzionale, che ha sancito, da una parte che il Piano faunistico-venatorio regionale non poteva essere approvato con legge, dall’altra l’erronea determinazione del perimetro della Zona Faunistica delle Alpi. Montanariello ha puntualizzato che tutto è nato da un mancato ascolto dei territori. “E la Regione non ha pensato di predisporre un piano B”, ha aggiunto l’esponente Dem.

Il consigliere  Andrea Zanoni  (Pd) ha denunciato “la prepotenza della Giunta regionale che ha voluto blindare con legge il Piano, scivolando però su una buccia di banana, ovvero il ricorso sollevato dal Comune di Rivoli veronese”. “Continuiamo a fare un Piano illegittimo, che non tutela in modo adeguato la nostra biodiversità, la nostra fauna selvatica che è patrimonio di tutti i cittadini, nonostante la Regione sia in ritardo rispetto agli obiettivi indicati dall’Agenda 2030 dell’Onu per uno sviluppo sostenibile - ha aggiunto Zanoni – Abbiamo presentato alcuni emendamenti per cercare di raggiungere un giusto equilibrio tra il rispetto delle norme, gli interessi dei cacciatori, comunque una minoranza, dei cittadini che amano la natura e dei privati che non vogliono cacciatori nei propri terreni”.

In discussione generale, hanno portato il proprio contributo,  Elena Ostanel  (VcV), che ha ripreso alcune questioni sollevate dal collega Zanoni, in primis la tutela di quei cittadini che vogliono escludere dai propri terreni chi esercita la caccia,  Cristina Guarda  (EV), per la quale “nel Piano la fauna non viene tutelata dall’arroganza venatoria, la Regione non protegge gli interessi dei cittadini che non vogliono la caccia”. Fortemente critica anche  Anna Maria Bigon  (Pd): ”Manca la protezione del territorio lungo le rotte della migrazione e si impedisce ai cittadini di vietare la caccia nei propri terreni se questi superano l’1% dei territori regionali. Quindi ci ritroviamo oggi, dopo parecchio tempo e dopo la bocciatura da parte della Corte costituzionale, del TAR e di ogni organo di Stato, a cercare di riapprovare un Piano che verrà comunque impugnato nuovamente

 Critico anche  Arturo Lorenzi,  portavoce delle opposizioni, che ha   sostenuto la posizione del consigliere Zanoni spiegando che “io vorrei proprio richiamare l’Assessore per chiedergli se non ritenga opportuno tenere in considerazione alcune delle osservazioni per evitare di far lavorare il TAR domani. Abbiamo fatto lavorare la Corte costituzionale. Ma mi pare che abbiano già molto da fare e non serva occuparsi della superficie venatoria della nostra Regione.”

Si è passati quindi alla votazione dei 22 emendamenti, tutti respinti, presentati dai consiglieri Guarda (EV), Ostanel (VcV) Zanoni (Pd). Approvati invece i due Ordini del Giorno presentati dall’opposizione.

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