CRV - ‘The Care Day’: libertà e dignità nella cura

‘The Care Day’: libertà e dignità nella cura. Una riflessione trasversale, aperta alla società civile, su cure palliative e fine vita

(Arv) Venezia 18 gen. 2024 -   Oggi, a palazzo Ferro Fini, il Gruppo consiliare di Fratelli d’Italia ha organizzato un convegno per promuovere un confronto trasversale, non ideologico, sulle cure palliative, moderato dall’avvocato  Domenico Menorello , coordinatore del network ‘Ditelo sui tetti’ e membro del Comitato Nazionale di Bioetica (CNB).

Erano presenti diversi consiglieri regionali e rappresentanti di associazioni attive per difendere la sacralità della vita.

Contemporaneamente in nove regioni italiane, presso le sedi dei Consigli regionali di Basilicata, Emilia- Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Toscana, Sicilia e Veneto, viene promosso l’evento ‘The Care Day’, per chiedere politiche sociali e sanitarie che consentano a tutti il diritto di non soffrire, attraverso il potenziamento delle cure palliative. Per promuovere la libertà e la dignità nella cura, nella convinzione che la persona debba essere curata in ogni sua condizione.

Il Vicepresidente del Consiglio regionale,  Nicola Finco , ha denunciato “il vero obiettivo perseguito dall’associazione ‘Luca Coscioni’ e dai Radicali: sancire, attraverso normative nazionali e regionali, il principio che la morte diventi un diritto, partendo oggi dal suicidio medicalmente assistito ma, in realtà, aprendo le porte, nei prossimi anni, a una escalation preoccupante, come già avvenuto in altri Paesi. Dobbiamo impedire tutto questo”.

“Lo ribadisco – ha continuato Finco – Per noi, la vita è sacra e va tutelata, dall’inizio alla fine. A maggior ragione, in una regione, come il Veneto, da sempre vocata all’assistenza delle persone malate e alla solidarietà, con un elevato numero di volontari, modello assoluto per scuole paritarie e case di riposo. Oggi, anche grazie allo spessore degli interventi che abbiamo ascoltato, abbiamo avuto conferma del fatto che le cure palliative possono rappresentare una valida alternativa al suicidio medicalmente assistito perché, non solo funzionano, ma anche, in alcuni casi, possono migliorare la qualità di vita delle persone. Su questo fronte, la Regione deve impegnarsi al massimo”.

L’assessore regionale  Elena Donazzan , ha ringraziato in particolare “il network ‘Ditelo sui tetti’, per aver saputo, in questi mesi, tessere relazioni e raccogliere una pluralità di voci in grado di stimolare un confronto trasversale, aperto alla società civile, sul fine vita e sull’importanza delle cure palliative”.

“Sembrava che, su questo tema così delicato, ci fosse un solo pensiero dominante che avrebbe portato all’approvazione della proposta normativa di iniziativa popolare– ha osservato l’assessore – E, invece, è stata chiamata a raccolta la coscienza dei singoli consiglieri regionali: martedì scorso, in Aula, si è assistito a un dibattito di notevole spessore. Ricordando che la Politica è chiamata a perseguire il bene delle persone, credo che dobbiamo porci alcune domande: stiamo facendo veramente tutto il possibile per aiutare le persone fragili? E per difendere la vita?”.

Il Vicepresidente del Gruppo consiliare di Fratelli d’Italia,  Enoch Soranzo , nell’ammettere che “gli ultimi sette mesi, da quando è stata presentata la proposta di legge di iniziativa popolare sul fine vita, sono stati particolari, non facili”, ha puntualizzato come “il Gruppo di FdI ha sempre tenuto una posizione chiara e coerente: per noi, la vita è sacra e questo è un principio e un valore assoluti, pur rispettando le opinioni di tutti, ci mancherebbe”.

“Entrando nel merito della proposta normativa esaminata martedì scorso in Consiglio regionale – ha continuato il consigliere di FdI – crediamo che la competenza sia in capo al Parlamento nazionale. Inoltre, solleviamo dubbi sulla sua procedibilità sotto l’aspetto tecnico- costituzionale”.

“Lo ribadiamo – ha chiosato Soranzo – per noi la vita è sacra e vanno potenziate le cure palliative. Su questo fronte, il lavoro da fare è ancora molto, perché non possiamo arrenderci, nei momenti difficili, alla paura dell’abbandono. Dobbiamo accompagnare tutti al fine vita, garantendo dignità e serenità”.

Diversi sono stati gli interventi, tutti qualificati, che hanno offerto interessanti spunti alla riflessione in merito all’utilità delle cure palliative e alla necessità di potenziare le stesse, garantendole a tutti i cittadini.

In particolare,  Maria Pia Garavaglia , già ministro della Salute, ha evidenziato come “i politici hanno una enorme responsabilità: riaffermare il principio che le cure palliative sono cure, non conducono alla morte, rientrano quindi nel diritto alla salute costituzionalmente garantito a tutti i cittadini. Purtroppo, a tutt’oggi, esse non sono esigibili in tutta Italia. Dobbiamo quindi fare pressione sul legislatore affinché venga reso effettivo a tutti il diritto alle cure. Le persone hanno un valore, a prescindere. E credo che sul fine vita si dovrebbe votare a scrutinio segreto, dando piena libertà di coscienza a ciascuno. Pertanto, meno male la mancata approvazione, l’altro giorno in Consiglio regionale del Veneto, della proposta normativa di iniziativa popolare sul fine vita”.

Hanno quindi preso la parola, tra altri:  Roberto Salvia , Direttore Master Cure Palliative Università di Verona;  Vittorina Zagonel , già Direttore IOV di Padova- Osservatorio Agenas Cure Palliative;  Gian Antonio Dei Tos , medico bioeticista, Direttore Ufficio Pastorale per la Salute Diocesi di Vittorio Veneto;  Leonardo Bianchi , Costituzionalista- Università di Firenze.

Sono stati ribaditi alcuni principi: la vita è sacra e nessuna persona può essere considerata uno scarto della società, neppure se la stessa è un malato terminale; le cure palliative rientrano nel diritto costituzionale alla salute, vanno rafforzate e rese effettive per tutti i cittadini; la sentenza della Corte costituzionale n. 242 del 2019 in realtà non sancisce né il diritto al suicidio medicalmente assistito né l’obbligo a garantire questa prestazione, ma solo la non punibilità, in determinati casi, del medico che la pratica.

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