“Il regno dei monti pallidi”, una storia leggendaria sui picchi delle Dolomiti

“Il regno dei monti pallidi” è l’opera di esordio di Sergio Tomasoni , pubblicata dal Gruppo Albatros Il Filo . Dimostra una maturità narrativa e una voce autoriale ben superiori a quanto ci si aspetti da un autore esordiente: elementi sicuramente da attribuire alle precedenti esperienze di Sergio Tomasoni nella stesura di testi teatrali poi rappresentati in diversi teatri comunali e provinciali. Fondatore della Filodrammatica di Mori, da sempre appassionato al dramma e alla scrittura, Sergio Tomasoni si cimenta nella stesura del suo primo romanzo riversando nelle sue pagine tutta la sua esperienza; il risultato è un’opera affascinante, dai toni epici e momenti fiabeschi, una leggenda ambientata sulle Dolomiti in un mitologico passato, quando il popolo dei Fanes abitava quei monti intrisi di magia.

Si tratta di un popolo dei miti ladini che furono raccolti e raccontati da Karl Felix Wolff, giornalista e antropologo austriaco che si dedicò all’esplorazione delle valli dolomitiche, raccogliendo fiabe e racconti, ma anche testimonianze storiche, con l’intendo di pubblicarle, trovando tracce dei Fanes nelle valli ladine: animali totemici, e simbologie religiose. Ispirandosi alle opere di Karl Felix Wolff, Sergio Tomasoni ritorna su quelle mitologiche Dolomiti dopo quasi un secolo, tracciando un suo personale sentiero all’interno di quelle leggende, un altro punto di vista che racconta una storia appassionante e ricca di scorci meravigliosamente descritti.

Definire “Il regno dei monti pallidi” un romanzo di genere fantasy è sicuramente riduttivo, è più corretto parlarne come un’ epopea epica che racconta le gesta di un principe in una terra ancora giovane, ricca di misteri e poesia , catturata dai toni fiabeschi della narrazione, che intreccia magia e vivide immagini, antichi racconti e paesaggi incontaminati; incanta il lettore e lo conduce alla corte di atavici re e leggendari stregoni .

L’esperienza nella scrittura di testi per il teatro di Sergio Tomasoni lascia un'impronta evidente sul suo romanzo: nella descrizione degli eventi, nei dialoghi e nella rappresentazione delle interazioni fisiche ed emotive tra i personaggi dell’opera, l’autore dimostra uno sguardo attento ai particolari , che sa cogliere e raccontare i dettagli senza appesantire la narrazione, riuscendo a descrivere in poche parole azioni e dinamiche complesse in maniera chiara. Il lessico di Sergio Tomasoni, perfettamente adatto al genere epico in cui si è cimentato, il suo utilizzo esperto delle parole e delle loro sfumature, dona all’opera una grande forza narrativa : la lettura di “Il regno dei monti pallidi” è un’esperienza coinvolgente, stimola quella curiosità che sempre circonda il mito, ricorda quei momenti in cui, tra i banchi di scuola, si ascoltava rapiti le leggende greche, la guerra di Troia, le gesta degli Argonauti. “Il regno dei monti pallidi” racconta un mito ancor più vicino a noi, che si ambienta sulle Dolomiti, tra la fine dell’età del Bonzo e l’inizio dell’età del Ferro: la guerra tra i Fanes, popolo delle montagne, e il Gran Re della Pianura.

L’autore presta particolare cura nella caratterizzazione emotiva dei personaggi del romanzo, dando loro una profondità atipica per la narrazione epica: i personaggi della mitologia vengono spesso rappresentati in maniera “assoluta”, o bianchi o neri, senza alcuna sfumatura di grigio nella loro personalità, esclusivamente guidati da un sentimento di cui diventano il simbolo, come la collera di Achille o l’acume di Ulisse. Nell’opera di Sergio Tomasoni invece i personaggi vengono delineati in maniera più particolareggiata, l’autore si sofferma a descriverne gli aspetti emotivi, scavando la superficie per raggiungere il cuore dei personaggi , la loro essenza, i pensieri intimi e i preziosi ricordi, i loro motivi e le paure: in questo aspetto, “Il regno dei monti pallidi” presenta una leggera somiglianza concettuale con le opere di Valerio Massimo Manfredi, celebre scrittore di romanzi storici ed epici in cui i personaggi della mitologia vengono raccontati con empatia, descrivendoli più come umani che come eroi; così vengono descritti i protagonisti di questo romanzo: esseri umani, padri, figli, nemici e amanti , ognuno vittima delle proprie colpe e sofferenze e allo stesso tempo forte del proprio coraggio . Non sono personaggi monolitici, immobili e immutabili, portatori di un singolo valore o esempio di un unico difetto: sono sfaccettati, vividi e ben delineati.

“Si guardano a lungo immobili, non sanno parlare. Dina è intimidita a vederlo lassù, alto, sopra il suo cavallo. Edene, che è abituato a trovare sempre le parole, tace, poi lentamente scende da cavallo. Il cavaliere interroga e si interroga: «Cos’è l’amore madonna?». Tremore di palpebre e d’occhi, poi a fil di voce la risposta: «È silenzio, in un brivido». E l’emozione prende lui: «È come vivere ed assieme, morire», e lei: «È un dolce morire… vivendo». Difficili sono le parole dell’uomo mentre s’avventura in un campo sconosciuto: «Sento cancellarsi qualcosa dentro di me, come un mondo che cade, come rinascere nuovo»”, le parole dell’autore, mantenendo il tono solenne che caratterizza l’intera opera, riescono a catturare l’essenza del giovane amore, quasi impacciato, romantico e puro : “Edene vede un roseto lì vicino, va, raccoglie una rosa e la porge a Dina. Poi raccontando piano: «C’è un roseto nel mio castello, l’ho osservato ed ho capito perché le rose rappresentano l’amore. Come tutti i fiori, dapprima timide e lente si aprono in splendidi boccioli, poi sempre più sfacciate, mostrano i loro colori e spandono tutti i loro profumi e, per un poco, a guardarle sei pieno di gioia e di emozioni. È bello fermarsi allora, assaporare quel sottile profumo e lasciarlo spandersi dentro, perché è il profumo dell’amore”.

“Il regno dei monti pallidi” è un romanzo epico, avvincente e solenne, che sa raccontare tristezza e amore, sofferenza e odio, ogni sentimento e movente che guida la storia lungo il suo percorso, sui binari del destino che rappresenta sia una promessa che un fardello per chi pensa di conoscerlo. Coinvolgente fin dalle prime pagine grazie alla raffinata narrazione dell’autore che riesce senza fatica a evocare immagini suggestive , quest’opera regala una vivida interpretazione del leggendario popolo dei Fanes, un mito forse meno conosciuto rispetto ai grandi classici della narrazione epica, ma proprio per questo anche più interessante: quello dei Fanes non è un mito che si studia a scuola e non molti ne conoscono tutti gli aspetti e le curiosità. Grazie all’opera di Sergio Tomasoni è possibile approfondire la conoscenza di queste leggende o di conoscerle per la prima volta, nel caso non se ne sia mai sentito parlare, semplicemente leggendo quest’opera che ha molto da insegnare, seppur non voglia spiegare, ma raccontare; senza dover studiare e tradurre testi antichi, senza alcuno sforzo in effetti, perché la lettura di “Il regno dei monti pallidi” è innanzi tutto un’esperienza piacevole e affascinante .

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