Grandinate in aumento nel Mediterraneo, l'Italia è la più colpita

Nell'ultimo decennio le grandinate più intense ed estese sono aumentate del 30% nell'area del Mediterraneo e l'Italia è il Paese più colpito: lo dimostrano i dati satellitari raccolti dalla missione spaziale internazionale 'Global Precipitation Measurements', che ha permesso di realizzare la prima mappa globale ad alta risoluzione degli eventi grandinigeni. Il risultato è pubblicato sulla rivista Eos dai ricercatori dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna (Cnr-Isac).

“I valori rilevati indicano che negli ultimi vent’anni il Mediterraneo si sta riscaldando il 20% più velocemente rispetto alla media globale, con la conseguente variazione dei regimi delle precipitazioni, che aumentano per intensità e frequenza", spiega Sante Laviola, ricercatore del Cnr-Isac e primo autore dello studio. "Nonostante ci sia una grande variabilità tra un anno e l’altro, in tutta l’area si può notare un trend di aumento, pari al 30%, per quanto concerne le precipitazioni di grandine sia intense che estreme” nel periodo 2010-2021 rispetto al decennio precedente. “In particolare, nella nostra penisola si è raggiunto il numero medio più alto di questo tipo di precipitazioni, che si concentrano maggiormente nel nord durante l’estate, mentre crescono nel centro-sud tra la fine dell’estate e l’autunno”.



Attraverso questi dati i ricercatori potranno migliorare i modelli metereologici e climatici, supportando anche la gestione del rischio con l’obiettivo di mitigare gli effetti della grandine sul territorio e sulle attività dell’uomo. “Una mappa globale di grandine, che può essere prodotta ogni tre ore, fornisce un’informazione (finora inesistente) utile per poter studiare la distribuzione dei pattern grandinigeni su ogni area del Pianeta, e in particolar modo in mare", sottolinea Laviola. "Se da punto di vista operativo le nostre mappe globali permettono di osservare le grandinate anche su aree del Pianeta scoperte da sistemi di misura al suolo, da un punto di vista climatico renderebbero possibile replicare il nostro studio su altri hotspot climatici della Terra”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA