Pronta la mappa del Dna della rondine

Pronta la mappa del Dna della rondine (Hirundo rustica): ricostruisce in modo accurato e completo gli 80 cromosomi che compongono il patrimonio genetico della specie, aprendo la strada all’identificazione dei geni che controllano importanti caratteri quali la migrazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici. Il risultato è pubblicato su Cell Reports dai ricercatori dell'Università degli Studi di Milano che, in collaborazione con importanti laboratori stranieri come il Vertebrate Genome Laboratory della Rockefeller University (Usa), hanno anche realizzato un catalogo di tutte le varianti genetiche identificate finora nelle popolazioni di rondini da tutto il mondo.

Combinando queste risorse, i ricercatori sono riusciti a costruire uno dei primi ‘pangenomi’ per una specie selvatica, in pratica una rappresentazione grafica che include la sequenza completa dei genomi di più individui della stessa specie e che permette di mettere in evidenza le similitudini e le differenze esistenti tra loro. Il concetto di pangenoma è stato recentemente introdotto nell’ambito della genetica umana (in particolare dal consorzio americano dello Human Pangenome Project) al fine di evitare l’uso di un singolo individuo di riferimento per gli studi di popolazione, che spesso porta a una lettura parziale o addirittura distorta dei dati. I pangenomi costituiscono attualmente l'obiettivo primario dei molti gruppi che a livello mondiale si occupano di studiare l'evoluzione e gli adattamenti ecologici delle specie selvatiche, perché forniscono informazioni sull'unicità di ciascun individuo.

Il lavoro dei ricercatori ha inoltre incluso il confronto del genoma della rondine con quello di altre specie di uccelli, per le quali è disponibile un genoma di elevata qualità. Questo ha portato all’identificazione delle regioni del genoma che contengono i geni che sono, o sono stati, sottoposti a selezione naturale e che in molti casi determinano le caratteristiche peculiari di questa specie.

“Nel complesso, le risorse e i risultati prodotti sono destinati a favorire e supportare i futuri studi sulle rondini, consentendo l’identificazione dei geni che controllano importanti caratteri quali la migrazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, con risultati che possono andare ben oltre il confine della specie studiata”, commenta Luca Gianfranceschi, genetista e coordinatore del nuovo centro di ricerca 'Biodiversity Genomics' dell'Università Statale di Milano.

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