«Dico grazie a questi due sconosciuti»
L’aiuto in strada e il soccorso

«Tornavo da Albino verso sera e mi sono fermato sulla destra dopo il grande rondò, perché disturbato da alcuni recipienti che rotolavano all’interno del bagagliaio della mia auto. Ho accostato sulla destra, per sistemarli, dimenticando le chiavi nel cruscotto. Appena ho chiuso la portiera, il telecomando è scattato e io sono rimasto all’esterno».

Inizia così la lettera di un nostro lettore che vuole raccontare due «scene quotidiane» che hanno come protagonisti due persone a lui sconosciute. «Nell’auto c’erano i documenti e il telefonino ed io non sapevo a quali santi rivolgermi. Un africano, probabilmente un senegalese, passando sul marciapiede e forse diretto a Pradalunga, si è accorto del mio disorientamento e mi ha chiesto se avessi bisogno di aiuto. Gli ho raccontato l’accaduto e lui prontamente ha messo a disposizione il suo telefonino perché potessi mettermi in contatto con la mia famiglia e potessero portarmi le chiavi di scorta. L’ho ringraziato e ho cercato nelle tasche un po’ di moneta perché potesse bere almeno un caffè. Cortesemente ha rifiutato e mi ha detto: “Queste cose si fanno per Dio e non per i soldi!”. L’ho ringraziato di nuovo ammirato per la sua fede convinta».

C’è un’altra storia che il lettore racconta: «Uso la bicicletta per colpa di un ginocchio artrosico e talvolta può capitare di cadere per una manovra affrettata. A me è successo a Nese. Un giovane che da lontano ha visto il mio capitombolo, ha fermato la motocicletta, ha fatto scendere la fidanzata ed è corso verso di me preoccupato. Mi ha chiesto come stessi e mi ha fatto parlare, probabilmente pensando che potessi avere avuto qualche trauma per la caduta. Fortunatamente avevo battuto il fondo schiena e non la testa». Poi aggiunge: «E’ stato un atto di premura e di gentilezza che mi ha colpito. Lo ringraziai. Sono riconoscente a queste due persone sconosciute che mi hanno aiutato disinteressatamente».

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