Ok, squadra in crisi
Ma ci vuole equilibrio

Ci vuole un po’ di equilibrio. Le quattro sconfitte consecutive sul groppone hanno indubbiamente annacquato il cammino dell’Atalanta nel girone d’andata, ma i nerazzurri si sono comunque congedati dalla fase ascendente in 11.a posizione con 24 punti e a +9 dal Frosinone terzultimo. I numeri sono inequivocabili.

Se pensiamo che c’era un po’ di apprensione alla vigilia del campionato per via dello scorso torneo, molto sofferto e concluso sul quartultimo gradino, non possiamo che parlare di bilancio positivo: l’obiettivo primario del club nerazzurro è la permanenza in serie A e in tal senso l’Atalanta è sulla buona strada, di più, è su un’autostrada. Basta pensare che se avesse vinto contro il Genoa, la compagine nerazzurra avrebbe addirittura centrato il suo record di punti nel girone d’andata.

Per i tifosi che invece, sulle ali delle prestazioni che talvolta sono state entusiasmanti, speravano di restare a sinistra in classifica e sognavano magari l’Europa è indiscutibile che il momento attuale sia fonte di grande amarezza e addirittura di risentimento. La cessione di Moralez, è inutile girarci intorno, ha destato perplessità e i più critici hanno pensato che l’Atalanta - constatando la classifica - ha voluto soltanto monetizzare, tra l’altro non molto, non preoccupandosi di rischiare di smontare il giocattolo, tanto la salvezza non è a rischio. Inutile fare discorsi del genere. Se a fine mercato effettivamente la squadra non sarà stata rinforzata nei punti deboli (un esterno per sostituire Moralez, una punta e un centrocampista) allora si potrà dire che alla dirigenza nerazzurra va benissimo la salvezza e stop, che non pensa al futuro, ma anche in questo caso sarebbe nel suo diritto non allargare i cordoni della borsa. Basta non crollare e retrocedere....

Come in tutte le cose ci vuole equilibrio nel valutare la situazione. L’Atalanta attuale sta attraversando un momento di crisi, è lampante, ma non scordiamo quanto è stato costruito, il bel gioco, una solidità di base e un’identità ben definita. Ricordiamo che molti tifosi della Juventus volevano cacciare Allegri quando i bianconeri erano a 10 punti dalla vetta e ora sono ancora lì a lottare per lo scudetto, che l’Empoli - dopo il ko casalingo contro il Chievo nella prima giornata - era già dato come retrocesso e invece è la squadra rivelazione e che il Torino di Ventura sembrava uno squadrone e invece sta arrancando. Tanto per dare un’idea.

L’Atalanta si è infilata in un tunnel per una serie di motivi. Se ne è già parlato. Il principale problema è che sono mancate un po’ le motivazioni vista la posizione tranquilla: è abbastanza grave perché parliamo di professionisti ben pagati che dovrebbero sempre dare il massimo, ma è anche vero che si tratta pur sempre di uomini e non di robot e può succedere di rilassarsi. E di continuare a rilassarsi. Anche se ora è bene darsi una regolata. C’è l’Inter all’orizzonte, stavolta le motivazioni dovrebbero esserci a prescindere.

C’è inoltre un problema, altrettanto evidente, di gioco. L’Atalanta non ha mai segnato molto, vanta il sesto attacco meno prolifico della serie A, è quasi da retrocessione. Si è però infortunato Pinilla e Denis non ha purtroppo dimostrato di poterlo sostituire, al di là di qualche sprazzo. È vero che ha segnato lo stesso numero di gol del cileno, ma il suo apporto alla squadra è stato di gran lunga inferiore, quasi impalpabile. Da due partite (non da quattro però, si è perso anche con Maxi) non c’è più Moralez e la squadra ne sta risentendo un po’. Gomez e Moralez giocavano ormai a occhi chiusi, dialogavano, si interscambiavano. D’Alessandro deve ancora integrarsi e soprattutto non ha la continuità di rendimento di Moralez.

Inoltre, la squadra ha denunciato soprattutto nell’ultima partita un affaticamento fisico. Se l’Atalanta gioca a mille, aggredisce, per l’avversario di turno è dura, se i ritmi sono bassi anche la pericolosità dei nerazzurri s’attenua. Per mesi l’Atalanta ha mostrato una condizione atletica invidiabile, una flessione ci sta. Gomez non ne sta risentendo molto, è sempre tra i più attivi, ma anche lui non può essere sempre al 100%. De Roon, che domenica era squalificato, nelle precedenti due partite si era espresso ben al di sotto del suo straordinario standard stagionale. Probabilmente anche lui è in un momento di calo di forma. Se si somma tutto, il rendimento attuale e insufficiente non è sorprendente.

Anche Reja può aver sbagliato qualcosa contro il Genoa, nell’assetto e nei cambi. Non tanto nel cambio Grassi-Migliaccio. Il tecnico goriziano ha sempre giocato per vincere, non ha mai rinunciato a giocare. Se stavolta, sullo 0-0, ha preferito inserire un giocatore più di contenimento come Migliaccio per uno più offensivo come Grassi è perché aveva intuito - a ragione - che l’Atalanta doveva tentare di conservare il pareggio più che puntare a vincere. L’Atalanta ha perso, ma quel cambio ci stava. Invece, un inserimento prima di Monachello in sostituzione di Denis avrebbe potuto magari dare maggiore verve all’attacco atalantino. È ora di dare più fiducia a Monachello, in attesa di Pinilla. Così potremo vedere quanto vale l’Under 21. Anche perché peggio di così in attacco è difficile fare. Ma comunque, ammesso che Reja abbia sbagliato qualcosa, anche il mister atalantino può sbagliare, nessuno è perfetto. Insomma, ci vuole un po’ di equilibrio.

Marco Sanfilippo

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