Figuraccia con la Costa Rica?
Il nostro calcio però è questo

di Elio Corbani
«L’Italia che schifo». Te lo senti dire da ogni parte quasi con compiacimento. Non voglio emettere giudizi su questa prestazione (già ampiamente commentata da questo giornale) anche perché a parlar chiaro è il risultato.

«L’Italia che schifo». Te lo senti dire da ogni parte quasi con compiacimento. Non voglio emettere giudizi su questa prestazione (già ampiamente commentata da questo giornale) anche perché a parlar chiaro è il risultato. C’era intorno alla squadra un ottimismo smodato, soprattutto dopo il confronto con l’Inghilterra. Ora ci sono critiche per tutti:giocatori, tecnici, preparatori, consulenti ambientali. Siamo andati avanti per settimane a chiedere il «time out» per attenuare le conseguenze di un caldo esagerato e un elevato tasso di umidità, dando la sensazione di essere solo noi i penalizzati, perché il clima mediterraneo è un’altra cosa.

Verissimo, ma per favore smettiamola di assumere atteggiamenti vittimistici. Lo dico anche all’amico Prandelli che troppo si è speso su questa argomento, o problema. Forse sarebbe stata più opportuna una riflessione sul modulo tattico da adottare. Che senso ha portare al seguito cinque attaccanti (Balotelli, Insigne, Cerci, Cassano, Immobile) per poi affidarsi al solo Balotelli che diventa ovviamente anche un punto di riferimento per i difensori avversari. Gli amanti delle formule tattiche si sono inventati il 4-1-4-1. Non vado oltre per evitare di ripetere giudizi già espressi con indubbia competenza. Mi auguro che l’Italia trovi la sua solita (non sempre) impennata di orgoglio, ma se questa non arriverà sarà bene evitare di fare drammi ma semmai pensare ai problemi del nostro calcio a livello internazionale. Mi riferisco alle squadre di Club che a livello europeo hanno rimediato solo insuccessi.

Questo ci deve far riflettere e dovrebbe far riflettere un poco tutto l’ambiente. Sarebbe bene ad esempio che la Federazione facesse avere agli allenatori italiani la data di nascita dei giocatori schierati dalle diverse nazionali. Capirebbero che sui giovani si può e si deve puntare anche per garantirsi un futuro. In Italia per poter giocare in prima squadra devi avere almeno 24 anni, oppure essere un fenomeno. All’estero non è così: la carta d’identità non conta. Conta come giochi. In Italia ha sempre più rilevanza il modulo tattico, mentre all’estero gioca il più bravo perché come diceva sempre Stromberg l’abilità di un tecnico sta nell’adeguare il modulo tattico al valore dei giocatori disponibili. E se sono giovani tanto meglio, li aiuti a crescere a maturare a fare esperienza ad un certo livello, mentre in Italia o sei un fenomeno alla Balotelli, oppure devi «farti le ossa» in serie B se non addirittura in Lega Pro. Lo prova il fatto che per costruire una nazionale Under 21 devi far ricerca in quei campionati.

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