Figli del botto

A Carl Sagan, ancor prima che ad Alan Sorrenti, dobbiamo l’affermazione che siamo «figli delle stelle». Il celebre astrofisico si riferiva all’impasto di elementi che costituisce la base dei nostri corpi, ovvero agli ingredienti che mantengono in vita le cellule.

«L’azoto nel Dna, il calcio nei denti (in senso odontoiatrico, ndr), il ferro nel sangue e persino il carbonio che troviamo nella torta alle mele: tutte cose che provengono da stelle collassate. Siamo fatti di stelle». Un’immagine poeticamente cosmica al punto da essere esaltante ed esilarante ma, secondo qualcuno, riduttiva.

Un’altra astronoma, Anna Frebel, sostiene oggi che gli elementi essenziali di cui siamo fatti vengono da molto prima delle stelle. Da un tempo talmente remoto in cui un “prima” non c’era affatto: il momento fatale del Big Bang. L’affermazione di Frebel nasce dal fatto che, di fondamentale per la vita, c’è soprattutto il carbonio. Sottratto il carbonio, ogni forma di vita è cancellata. Almeno, di vita come la conosciamo: può darsi che in qualche altra galassia si sia formata vita basata, non so, sul tecnezio o sul vitello tonnato, ma al momento non ne abbiamo riscontro.

Idrogeno, elio e carbonio: ecco i mattoni fondamentali della vita, forgiati, conferma Anna Frebel, nel momento del Gran Botto iniziale e di seguito sparpagliati per la crescente immensità dell’universo spaziotemporale. Ognuno di noi ne porta con sé una traccia e un’eredità che, finito il suo ciclo, tornerà a mettere a disposizione del Progetto Soverchiante.

Sapere tutto ciò servirebbe a poco se non ci aiutasse a mettere in prospettiva le affascinanti diatribe che noi, testardi burattini di carbonio, ci ostiniamo ad allestire nel coro delle nostre vite. Addirittura, ci offre l’occasione per dare alla parola “famiglia” un significato ancora più largo - e infinitamente più benigno - di quello sul quale, oggi, tanti si accapigliano.

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