Pazienti raddoppiati, a rischio depressione un bergamasco su 5

La depressione – è scritto nei trattati di psichiatria – colpisce tra il 3 e il 5% della popolazione. Se fosse davvero così, vorrebbe dire che nella Bergamasca ne soffrirebbero tra le 30 e le 50 mila persone, cifra tutto sommato «ragionevole». Purtroppo, però, la sua diffusione reale è diversa, tant’è che «il male di vivere» colpisce nella nostra provincia non meno di 200 mila persone (almeno 1 su 5), la stragrande maggioranza delle quali non sa nemmeno di essere ammalata, e la restante parte – pur vivendone quotidianamente i disagi, fisici e mentali – preferisce non farsi curare. E dal medico – quello «adatto», però – ci finisce soltanto una parte davvero minuscola.Negli ultimi cinque o sei anni, anche se aumentati di almeno il 2%, i bergamaschi in cura per depressione (o comunque per disturbi d’ansia o dell’umore) sono raddoppiati, pur restando lontani dai bisogni reali legati alle loro condizioni di salute mentale. Attualmente, infatti, gli psichiatri degli Ospedali Riuniti hanno in cura circa 1.500 persone, di cui circa la metà in carico ai Centri psico-sociali. «Negli ultimi anni – dice Massimo Rabboni, direttore dell’Unità operativa di Psichiatria II dei Riuniti – il numero dei pazienti trattati è praticamente raddoppiato rispetto a cinque o sei anni fa, con un "case mix" che dimostra come i disturbi dell’umore incidono maggiormente nella Bergamasca rispetto alle altre aree della Lombardia. Tuttavia c’è ancora un numero davvero molto elevato di soggetti depressi che avrebbero bisogno di cure, ma che in realtà non le cercano».Le probabilità che una persona ha di ammalarsi di depressione almeno una volta nella vita sono del 20%, «un dato già molto alto di per sé – osserva Rabboni –, ma che diventa ancora più alto se parliamo di ansia. Malattie tipicamente "in rosa", visto che colpiscono prevalentemente le donne (con un rapporto di due a uno), anche se il dato clinico rileva una sorta di proporzione inversa tra maschi e femmine, nel senso che i disturbi dell’umore, nel loro complesso, colpiscono in misura largamente minore gli uomini, ma in età ben più giovane rispetto alle donne».Altro tema da non sottovalutare, quello legato agli indicatori degli anni di vita «mal vissuti»: quelli legati all’ansia e alla depressione vengono subito dopo quelli connessi alle malattie neoplastiche e a quelle cardiovascolari.«La vita persa in termini di qualità – commenta Rabboni – rappresenta un problema importante. Molti infatti non sanno di essere malati, sanno soltanto di star male ma non credono assolutamente di essere malati: i più pensano di attraversare una condizione umana normale, un momento di debolezza, di calo di energia, un momento transitorio legato magari ad alcune esperienze negative che hanno da poco vissuto».Ma il presupposto fondamentale per avvicinarsi alla cura è il superamento del pregiudizio di avere una malattia mentale. «I disturbi depressivi – spiega il primario dei Riuniti – si curano, e si guariscono, almeno nel 70-80% dei casi, ma prima si interviene prima si guarisce. Mediamente si calcola che un soggetto depresso si rivolga finalmente allo specialista soltanto dieci anni dopo le prime manifestazioni della malattia».Tuttavia per curarsi bisogna sapere dove andare. Spesso invece si va dal neurologo o dal geriatra, ma non dallo specialista, perché i pregiudizi sulla psichiatria sono ancora molto forti. Molti medici prescrivono ansiolitici, ma fare una diagnosi precisa non è facilissimo. I sintomi sono somatoformi (stanchezza, pressione bassa, fatica ad alzarsi al mattino presto, spossatezza).Uno dei primi sintomi cui prestare attenzione è quello di sentirsi peggio al mattino e meglio la sera, tanto che l’insonnia è un’altra caratteristica: il depresso non vorrebbe andare a dormire perché, proprio nel momento in cui generalmente ci si corica, lui si sente meglio. La conseguenza è che ritarda il momento del sonno, dorme poco, per poi però risvegliarsi dopo un breve periodo di sonno nel momento per lui più angosciante, poco prima dell’alba.Giovedì 9 ottobre, per la «Giornata europea sulla depressione», alla biblioteca Tiraboschi di via San Bernardino 54, l’associazione Eda Italia ha promosso una serata (inizio alle 20.30) moderata da Filippo Grassia: interveranno Giuseppe Tavormina, psichiatra, e Dominique Tavormina, pedagogista clinica.(09/10/2008)

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