Picchia la moglie italiana
musulmano condannato a 3 anni

Persino la difesa ammette che questa storia è nata da una differenza di età e di cultura. Lei, la moglie, 41 anni, italiana, medico internista di un ospedale del Milanese. Lui, il marito, marocchino di 29 anni, che subito dopo il matrimonio aveva cambiato atteggiamento e aveva cominciato a maltrattare la consorte, rinfacciandole i precetti dell’islam e arrivando anche a picchiarla in ospedale, mentre lei era ricoverata per la degenza post parto.

Il giovane nordafricano, che era stato arrestato e si trova tuttora in carcere, è stato condannato in abbreviato a tre anni per maltrattamenti in famiglia. Il gup Patrizia Ingrascì ha accolto in pieno le richieste del pm Carmen Pugliese. Il difensore, l’avvocato Ramona Giobbi, aveva invece invocato una pena contenuta e la concessione della sospensione condizionale.

È un matrimonio durato poco più di un anno, quello tra il ventinovenne e la quarantunenne, ma costellato di episodi di violenza familiare: 19 quelli contestati dall’aprile 2008 fino all’agosto scorso. In più occasioni, sempre stando alle accuse, il giovane avrebbe detto alla moglie di agire in nome dei precetti della sua religione. La dottoressa e il ventinovenne si conoscono nel Milanese. La relazione fino al matrimonio sembra procedere bene; poi, dopo le nozze, l’uomo cambia atteggiamento, stando all’accusa, diventa violento, possessivo, prepotente. Insomma, per il pm, un «padrone» che pretende di dettare lo stile di vita anche alla consorte.

I due si sposano nell’aprile del 2008 e vanno a vivere in un paese della Gera d’Adda. Secondo la denuncia presentata dalla dottoressa, i maltrattamenti sarebbero cominciati subito dopo le nozze e sarebbero proseguiti fino all’agosto scorso quando la quarantunenne si era decisa a denunciare il marito. Per il quale era inizialmente scattato l’allontanamento dalla casa familiare. Il ventinovenne non aveva però rispettato la disposizione e così nei suoi confronti il gip aveva emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

I carabinieri di Fara d’Adda lo avevano portato nella casa circondariale di via Gleno, dove il giovane si trova tuttora. Tra gli episodi contestati, quello più eclatante riguarda le botte che il ventinovenne aveva rifilato alla moglie nel maggio scorso, quando la donna si trovata ricoverata in ospedale dopo aver partorito. Il ventinovenne era entrato in corsia e, secondo l’accusa, l’avrebbe picchiata. Pugni e schiaffi che il marito era solito rifilare anche all’interno delle mura domestiche.

In un’occasione, sempre stando al pm Pugliese, l’uomo avrebbe giurato di ucciderla in nome del Corano, mentre un’altra volta avrebbe tentato di investirla in auto e un’altra ancora le avrebbe impedito di uscire di casa. E quando lei era fuori, l’uomo - secondo l’accusa - l’avrebbe a volte tartassata con messaggi telefonici per sapere dove fosse.

Infine, il fatto più misterioso. Il marocchino avrebbe fatto sparire il cane della dottoressa, affermando che l’islam non permette di tenere cani in casa. Gli inquirenti sospettano che l’animale sia stato soppresso, anche perché al culmine di una lite l’uomo avrebbe minacciato la consorte di farle fare la stessa fine.

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