Morì finendo fuori pista
A giudizio il gestore dell'impianto

Poco meno di quattro anni fa, sulle piste di San Simone di Valleve, Martino Magri, commerciante di 45 anni di Urgnano, aveva perso la vita, precipitando per una quindicina di metri in un torrente: ora, per quel tragico incidente, il giudice dell’udienza preliminare Alberto Viti ha rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio colposo l’amministratore delegato della societa di gestione degli impianti di Valbrembana Ski, Alberto Mazzoleni, attuale presidente della Comunità montana Valle Brembana e sindaco di Taleggio, e il direttore delle piste e responsabile per la sicurezza dell’epoca Ettore Sironi.

I due compariranno a processo, per l’udienza di smistamento davanti al giudice monocratico, il 2 aprile dell’anno prossimo. La tragedia risale alla mattina del Capodanno 2006: quel giorno Martino Magri, che aveva raggiunto insieme alla famiglia la casa di montagna a Piazzatorre, aveva deciso di festeggiare il primo giorno dell’anno sciando con il figlio di 14 anni. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti già nell’immediatezza della tragedia, Magri e il figlio avevano disceso la pista Sessi, che termina sul piazzale della baita del Camoscio: si tratta di un ampio spazio, che costituisce sia il punto di arrivo del tracciato sia da zona di collegamento con l’impianto di risalita Forcella.

In quella zona, proprio per l’ampiezza, si trova anche un bar ristorante dove gli sciatori possono far sosta. Terminata la discesa, secondo quanto emerso, Magri, che oltre a essere un buon sciatore era anche istruttore di immersioni, aveva proseguito lungo il piazzale in linea praticamente retta, attraversandolo tutto fino a una zona non battuta e coperta da neve fresca. Sotto gli occhi del figlio, che era a poca distanza, il quarantacinquenne, percorsi alcuni altri metri era precipitato in basso verso un torrente per una quindicina di metri, perdendo gli sci e battendo violentemente la testa su un masso.

I soccorsi, allertati dalle grida del figlio, erano stati pressoché immediati, ma purtroppo per Martino Magri non c’era stato nulla da fare: era stato quindi constatato il decesso. Sul posto, oltre al 118, erano intervenuti anche i carabinieri, che avevano subito avviato gli accertamenti del caso per valutare eventuali responsabilità. La Procura aveva quindi iscritto nel registro degli indagati Mazzoleni, nella sua qualità di amministratore delegato, e Sironi, come direttore di pista e responsabile della sicurezza: secondo l’accusa, nelle loro rispettive funzioni, avrebbero omesso di segnalare la zona pericolosa, quantomeno con della segnaletica.

L’avvocato Enrico Pelillo, difensore di Mazzoleni, davanti al giudice dell’udienza preliminare Alberto Viti ha chiesto il proscioglimento per il suo assistito: «Si è trattato di un tragico incidente, avvenuto però ben oltre e fuori dalla zona delle piste, a notevole distanza dalla fine del tracciato e oltre il piazzale». Lo stesso Mazzoleni ha detto: «Io ero amministratore delegato della società, e c’era anche un responsabile della sicurezza: per quanto ne so era tutto in regola. La società ha comunque risarcito i familiari. Nei miei confronti l’indagine è stata un atto dovuto».

Analoga la linea difensiva sostenuta dagli avvocati Luca Mezzadri e Marco Del Zotto (quest’ultimo foro di Pordenone) per Sironi, di cui pure avevano chiesto il proscioglimento: «L’incidente è avvenuto vicino alla pista, ma nettamente al di fuori: c’è materiale su cui discutere a dibattimento per valutare l’eventuale responsabilità dei nostri assistiti».

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