Monte Pora e Presolana, non solo sci
«Occorre puntare su cultura e tipicità»

Anche se le ultime stagioni invernali hanno regalato nevicate abbondanti, gli operatori del turismo non possono ignorare gli effetti del cambiamento climatico sulle località sciistiche dai quali possono derivare sia effetti negativi (riduzione della stagione) che positivi (più sciate). Di queste problematiche si occupa il progetto euroeo ClimAlpTour che ha individuato nell'area Presolana - Monte Pora una delle aree pilota italiane per acquisire dati e informazioni con i quali definire strategie di adattamento e di intervento.

I primi risultati del progetto sono stati illustrati ad Angolo Terme nel corso di un convegno dell'Irealp (Istituto di ricerca per l'ecologia e l'economia applicate alle aree alpine) al quale hanno partecipato amministratori locali e operatori turistici e commerciali dell'area che ruota attorno al comprensorio sciistico bergamasco. Comprensorio che, considerato l'innalzamento delle temperature, per continuare a essere un punto di riferimento turistico dovrà necessariamente integrarsi con le realtà circostanti: Castione della Presolana, Clusone, Lovere, Darfo Boario Terme ed Angolo Terme.

Il dibattito fra i ricercatori presenti ad Angolo è stato moderato da Andrea Macchiavelli, docente dell'università di Bergamo: in apertura dei lavori aveva parlato del cambiamento climatico e dell'impatto sul turismo alpino. «L'area degli impianti di risalita del Monte Pora e della Presolana -spiega Macchiavelli- non superando i duemila metri di quota, è a rischio come tutte le altre stazioni sciistiche italiane poste fra i 1.500 e i 2.000 metri di altitudine. Ciò non significa in assoluto che qui non si potrà più sciare, ma sicuramente bisogna guardare ad orizzonti più ampi cercando di diversificare le offerte turistiche».

Ma quali possono essere i punti di forza di un territorio che puntava soprattutto sullo sci invernale? «Ritengo -risponde Macchiavelli- che l'area attorno al Monte Pora e alla Presolana possano offrire molto dal punto di vista dell'enogastronomia, con i prodotti alimentari tipici, e con la cultura. Il turismo culturale infatti non riempie soltanto le città d'arte dove ci sono musei e monumenti, ma va alla ricerca delle peculiarità folcloristiche e antropologiche, e quindi culturali, di cui il territorio montano è denso».

Fabrizio Ferrari, presidente dell'istituto di ricerca Irealp, invita enti pubblici e imprenditori privati a guardare al futuro: «Il tempo non lo comanda nessuno ma, al di là delle battute, è innegabile che la vicinanza del lago di Iseo e della cerchia alpina influsica notevolmente sul clima del Monte Pora e della Presolana. Non bisogna però scoraggiarsi ma lavorare per ampliare sempre più l'offerta turistica».

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