Parla il papà di Stefano Mangili:
la montagna era la sua passione

«Mi diceva "è la cosa più bella, arrivare là in cima, in mezzo alle montagne"». E sono state proprio quelle montagne a portarsi via Stefano Mangili, in una maledetta domenica di sole, sotto il peso gelido di una valanga. Papà Gianni, nella sua casa di Colognola, dove Stefano era nato e dove aveva vissuto fino al matrimonio con Miriam, ricorda quanto la passione per i monti abbia attraversato tutta la vita del figlio, fin dagli anni del militare: «L'aveva fatto ad Aosta, da ufficiale negli alpini. Era un super sportivo, qualche anno fa era diventato socio del Cai, per un periodo anche aiuto istruttore». D'inverno c'era lo sci, d'estate toccava alle arrampicate, o alla bicicletta: Stefano, 45 anni, non era proprio tipo da star fermo.

«Gli raccomandavo "stai attento", lui mi raccontava della meraviglia di stare lassù, in mezzo alle montagne, diceva "è la cosa più bella". A volte, la domenica pomeriggio, mi chiamava verso le tre, gli chiedevo "cos'hai fatto stamattina?", e lui, "sono andato sul Pizzo Camino", e via a raccontare la via che aveva scelto, cosa aveva visto. Adorava anche scattare fotografie, la sua casa ne è piena». La passione per lo sport e le escursioni l'aveva trasmessa anche al nipote Jacopo, quindici anni: «Mi raccontava tante cose sulla montagna, mi ha un po' contagiato, e infatti adesso sono iscritto al Cai anch'io – dice il ragazzo, che abita nella stessa villetta del nonno, insieme alla mamma Daniela, sorella di Stefano, e alla sorella Alice –. Spesso poi mi portava i pezzi per la bici, era esperto e molto disponibile».

«Anche dopo che si è sposato ed è andato ad abitare in Città Alta, è rimasto molto presente – ricorda il signor Gianni –. Veniva a trovarmi praticamente tutti i giorni, telefonava, mi accompagnava quando dovevo fare una visita o avevo bisogno di qualcosa». Sempre con la battuta pronta: «Era allegro, simpatico, una persona positiva». Ma ora è il momento del silenzio e del dolore, nella villetta di Colognola come nella casa di via della Fara, dove ieri tante persone sono passate per portare conforto alla moglie di Stefano Mangili, Miriam, e ai figli Luca, 13 anni, e Tommaso, di dieci, che si trovano a fare i conti con questa perdita lacerante. «Era legatissimo alla sua famiglia, un papà speciale», ricorda chi lo conosceva. La famiglia è conosciuta in Città alta: mamma e figli frequentano l'oratorio, spesso ad accompagnarli alle varie attività, fermandosi volentieri per un saluto, era proprio Stefano.

Grande cordoglio anche negli uffici di Mediamarket, a Curno, dove Mangili lavorava come dirigente del settore Geomarketing. Ieri, all'ospedale San Gerardo di Monza dove era stato ricoverato dopo essere rimasto sepolto sotto la slavina sul Monte Grem, lo sciatore è stato sottoposto all'espianto delle cornee, che la famiglia ha voluto donare. Lunedì sera, i parrocchiani di Colognola hanno dedicato una preghiera a Stefano nella Messa delle 20, celebrata nella piccola chiesa di San Pietro. Non sono ancora fissati, invece, i funerali: ieri la famiglia era in attesa del nulla osta del magistrato. L'ultimo saluto allo sciatore si terrà probabilmente domani, nel cimitero monumentale di Bergamo.

Mangili era stato investito da una slavina domenica mentre sciava sul monte Grem. La valanga si era distaccata dal versante Ovest del monte, seppellendo lo scialpinista sotto circa due metri di neve. A ritrovarlo, dopo l'allarme lanciato dall'amico Luciano Perletti, erano stati gli uomini del soccorso alpino, con l'ausilio di un pastore tedesco che aveva individuato il punto esatto in cui l'uomo si trovava. Al momento del recupero da parte dei soccorritori, Mangili aveva una temperatura corporea di 15,5 gradi ed era in arresto cardiaco. Portato in elicottero al San Gerardo di Monza, era stato ricoverato in terapia intensiva cardiochirurgica. Vani i tentativi di salvarlo: il quarantacinquenne è morto in ospedale.
Fausta Morandi

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