Porta il figlio a scuola: licenziato
«Lo riassumiamo se inizia alle 7»

La titolare della ditta «Bigarella» di Cassano d'Adda (Milano), specializzata nella distribuzione di bevande e snack nelle macchinette degli uffici, Michela Balbiani, si è detta «disponibile a riassumere» Alex Barbieri, il lavoratore-padre licenziato perché, a causa dello spostamento del turno di lavoro alle 7 di mattina, non riusciva a portare alla scuola materna il figlioletto di 4 anni. Ma l'imprenditrice precisa: «A condizione però che accetti l'orario, perché davvero non possiamo fare diversamente».

Il licenziamento era stato denunciato dalla Cub, la Confederazione unitaria di base. Alex Barbieri, 37 anni, nato a Bergamo ma residente in provincia di Lecco, a Paderno d'Adda, è padre di un bambino di quattro anni che ogni mattina accompagna alla scuola materna. La tuta blu, appena uscito dalla cassa integrazione in deroga, non ha potuto rispettare il nuovo turno imposto dall'azienda - le 7 invece che le 8.30 - e per questo motivo è stato rescisso il suo contratto.

«Vorrei spiegare che nel 2009 abbiamo avuto un calo di fatturato di oltre mezzo milione di euro - ha detto l'imprenditrice - e che siamo stati costretti, purtroppo, a mandare in cassa integrazione 9 dei 25 dipendenti. Nei primi mesi di quest'anno ne abbiamo richiamati alcuni, fra cui Alex, proprio perché aveva un figlio e aveva molto insistito per essere ripreso. Ma Barbieri - ha aggiunto la Balbiani - aveva accettato di iniziare il turno alle 7, orario dovuto solo alle esigenze della clientela».

«Un altro nostro dipendente, anch'egli padre, fa le 6 pur di tornare al lavoro. E poi prima della cig Alex veniva a lavorare alle 8 e non alle 8.30. Ha iniziato a dire che non poteva alle 7 e si è rivolto al sindacato: ha avuto tre contestazioni prima di essere licenziato. Prima diceva di poter venire e poi arrivava in ritardo. Confermo la disponibilità a riassumerlo ma proprio non si può iniziare dopo le 7».

I problemi per Barbieri iniziano i primi giorni dello scorso aprile quando il dipendente viene richiamato in servizio, ma il nuovo orario gli «rende impossibile - spiega - assolvere i suo doveri di padre riconosciuti costituzionalmente» e quindi lo contesta. Per qualche giorno riesce a far fronte al cambiamento di turno, ma tramite il sindacato comunica che potrà arrivare in azienda solo alle 8.30. Il 14 aprile accompagna il figlioletto alla materna, arriva in azienda e apprende di essere stato licenziato.

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