Disabili, una vita difficile
In 2000 aspettano un lavoro

«Rispetto e pari dignità». È quello che chiedono a viva voce i disabili bergamaschi, è quello per cui lotta ogni giorno Giovanni Manzoni, presidente dell'Anmic (Associazione mutilati e invalidi civili) di Bergamo. Ridare dignità a chi la perde ogni giorno tra un gradino troppo alto e pensiline non a norma, tra un lavoro che non c'è e pensioni di invalidità troppo basse, tra parcheggi che dovrebbero essere garantiti ai disabili e che invece vengono costantemente occupati da chi due passi a piedi se li potrebbe tranquillamente fare.

Inutile ricordare che questi ultimi anni sono stati segnati da una forte crisi economica e occupazionale e i segnali di ripresa sono molto deboli. Va da sé quindi che la «conquista» di un posto di lavoro diventa un trofeo ambito da tutti, in particolare dai duemila disabili che in provincia di Bergamo lo attendono da anni.

«Il diritto al lavoro per i disabili, sancito dalla legge 68, difficilmente potrà diventare una realtà in questo momento – spiega Giovanni Manzoni – perché le aziende non assumono. Nel frattempo ci accontenteremmo che ciascuno facesse la propria parte, a partire dalla Provincia, cui è demandato il compito di avviare i disabili al lavoro, ma che di fatto non esercita questo suo potere, con il risultato che i disabili non sono avviati al lavoro e le aziende inadempienti non vengono sanzionate. Poi chiediamo alla Regione di verificare l'efficacia degli stanziamenti che mette a disposizione per l'avviamento al lavoro dei disabili, perché a nostro avviso, si spende troppo in inutili corsi di formazione, lasciando solo le briciole agli interventi per l'azione del collocamento vera e propria. Inoltre, abbiamo l'impressione che i dati statistici siano falsati dal fatto che un certo numero di invalidi viene conteggiato più volte, cioè ad ogni cambiamento del posto di lavoro che talvolta avviene nel giro di pochi mesi».

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