Palacreberg, un futuro tutto da inventare

Che ne sarà del Palacreberg? A 13 mesi dall’inaugurazione, nuvoloni neri si addensano sul Teatrotenda di via Presolana. La giunta Veneziani l’ha fortemente voluto, per quella Bruni sembrerebbe esser già diventato un problema. Ci sono voluti 8 miliardi di vecchie lire per costruirlo: 5.000 metri quadri di superficie coperta, un palco di 500 metri, 1.500 posti a sedere, è stato innalzato nei campi a ridosso di via Gleno per consentire il restauro del teatro Donizetti. Restauro che ancora deve iniziare. E intanto la «struttura geodetica», come la chiamano i funzionari comunali, rischia di fare la fine di una cattedrale nel deserto. Sul destino del Palacreberg, poche certezze e tanti punti interrogativi. Dal prossimo anno la stagione di prosa tornerà al Donizetti e gli abbonati sanno bene perché. La rassegna che si è appena conclusa è stata un disastro. Aperta dalle lamentele di Giulio Bosetti: «Qui l’acustica è inadatta a uno spettacolo di prosa. Ci si potranno fare i musical, che nascono per essere amplificati a volumi molto alti, ma niente di più». E chiusa dalla lettera aperta del regista Elio de Capitani, che spiegava i motivi per cui riesce difficile recitare «in un aspirapolvere acceso».E se la prosa in via Presolana rischia di diventare uno spettacolo muto, i concerti fanno sin troppo rumore, a giudicare dalle proteste dei residenti. L’assessore alla Cultura Enrico Fusi ammette: «Non ci sono i requisiti minimi per rendere fruibili gli spettacoli, i disagi ci impongono soluzioni alternative». Che tradotto significa: via la prosa e niente lirica né concerti di musica classica. Da tensostruttura polifunzionale, come era stato detto all’inizio dei lavori, nell’estate del 2003, a «spazio dalla vocazione particolare» (la definizione è di Fusi).

A questo punto una riconversione sembra inevitabile, ma non sarà cosa facile. Scartata la possibilità di trasformare il Palacreberg in un palazzetto dello sport – le dimensioni non lo consentirebbero – il Comune sta valutando l’opportunità di darlo in affitto o in gestione, magari a società che vi organizzino spettacoli «compatibili», come concerti pop e musical. Tra le poche certezze, il nome, che non cambierà almeno sino all’agosto 2007, quando scadrà il contratto triennale di sponsorizzazione siglato, per 51mila euro l’anno, dal Credito Bergamasco. Interpellato sulla questione, il presidente dell’istituto di credito, Cesare Zonca, si dice dispiaciuto per il fatto che «il Palacreberg non presti un buon servizio alla città» ma non mette in dubbio la sponsorizzazione. L’ex assessore alla Cultura Valerio Marabini, principale artefice del Teatrotenda, è strenuo sostenitore della polivalenza della sua creazione: «Un nuovo teatro serviva e non mi vengano a dire che l’insonorizzazione non può essere migliorata! Il Donizetti era stressato da troppi spettacoli e poi ha bisogno di un restauro integrale. La suddivisione dell’intervento in lotti è improponibile, se l’idea della Fondazione fosse andata in porto, i lavori si sarebbero fatti».

La sottoutilizzazione del Palacreberg riapre vecchie questioni sugli spazi per la cultura e gli spettacoli in città. Anche se il prossimo anno la ristrutturazione del Donizetti interesserà solo l’involucro esterno, non compromettendo quindi lo svolgimento della stagione di prosa, l’anno dopo l’intervento riguarderà l’interno del teatro. Fonti attendibili sostengono che Palazzo Frizzoni stia valutando l’utilizzo del cinema teatro Nuovo. Il Comune potrebbe affittarlo, ma a conti fatti costerebbe meno acquistarlo e anche lì servirebbero dei lavori. La strana storia della ricca Bergamo, incapace di trovare luoghi idonei a ciò che fa cultura, continua.

(16/05/2004)

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