Scarpe taroccate: la bugia
diventa leggenda metropolitana

La notizia era di quelle appetibili. Un negozio prestigioso del centro città smerciava scarpe di lusso taroccate: marchi alla moda, contraffatti alla perfezione, venduti a prezzo pieno. La Gdf aveva sequestrato la merce. Ma ... il negozio non era in centro.

La notizia era di quelle appetibili. Un negozio prestigioso del centro città smerciava scarpe di lusso taroccate: marchi alla moda, contraffatti alla perfezione, venduti a prezzo pieno. La Guardia di finanza, insospettita, aveva fatto scattare il sequestro prima che la merce finisse in vetrina.

L'indiscrezione proveniva da una fonte credibile. E così ne abbiamo dato conto nell'edizione de L'Eco del 14 dicembre. Nell'articolo non si faceva il nome della boutique, ma non mancavano i dettagli riguardanti le griffe: in totale si trattava di 167 paia di calzature Prada e Gucci uomo, Hogan e Tod's, arrivate dalla Campania.

Sette colonne di apertura nelle quali si dava conto anche di due denunce per concorso in contraffazione e ricettazione. La mattina seguente abbiamo ripreso la notizia sul sito internet del nostro giornale ed è stata da subito una delle più lette.

Nella stessa mattina in redazione sono arrivate le prime proteste: perché non avete pubblicato il nome del negozio in questione? Il fatto che non lo sapessimo era, per i nostri lettori, da escludere a priori e quindi, in qualche modo, eravamo colpevoli di omissione.

Per scrupolo professionale abbiamo allora chiamato la Guardia di finanza. Sul nome del negozio riservatezza totale, ma un gentile finanziere ci ha fornito un ulteriore indizio: è in via Maglio del Lotto. Circostanza di non poco conto per la corretta ricostruzione dei fatti, perché via Maglio del Lotto non è in centro, bensì alla Malpensata. In sostanza, l'indiscrezione aveva colpito un bersaglio, ma sbagliato la mira di qualche centinaio di metri. Capita a chi fa il nostro mestiere. Comunque il nome sul giornale non c'era e quindi nessuno avrebbe dovuto sentirsi messo alla gogna.

L'Eco del giorno seguente riportava bene in evidenza la precisazione: il sequestro delle scarpe taroccate è avvenuto alla Malpensata. Troppo tardi? Può essere. Perché nel frattempo - chissà da dove e da parte di chi - si era diffuso attraverso un tam tam inarrestabile un nome: quello della boutique Biffi di via Tiraboschi 36, una delle 120 più prestigiose boutique italiane nel settore moda, riconosciuta anche a livello internazionale. I cui titolari, completamente ignari e incolpevoli, si sono trovati al centro di un discredito sotterraneo che non è finito neppure oggi: un rumore di fondo che non ha alcun riscontro con la realtà.

Come si sia generata una tale leggenda metropolitana non è dato sapere. Tuttavia un elemento - purtroppo a noi sconosciuto - ha fatto da detonatore: l'unico negozio del centro in cui si vendono ufficialmente tutti e quattro i marchi segnalati è appunto l'azienda Biffi boutique spa. Evidentemente, chi conosceva questo particolare ha chiuso in fretta il cerchio e non ha voluto credere alla segnalazione di assoluta estraneità alla vicenda che la stessa boutique aveva fatto sul nostro giornale, attraverso un comunicato, all'indomani della pubblicazione della notizia.

Ne sono seguite settimane difficili per il negozio Biffi. Un danno pesante, visto anche il periodo nel quale questa «fiera degli equivoci» si è consumata, con la beffa, in aggiunta, di non potersi neppure rivalere contro il giornale, il quale, da parte sua, non aveva fatto nomi.

Cosa dire a questo punto? Che in ogni caso da parte nostra c'è stata un'imprecisione, seppur involontaria e rimediata il giorno seguente, per la quale dobbiamo delle scuse ai titolari del negozio Biffi e ai lettori.

L'interpretazione distorta della notizia non è dipesa da noi, e tuttavia siamo indirettamente coinvolti e possiamo capire il disagio provocato da un'informazione con riferimenti generici, ma con ricadute specifiche. In secondo luogo, vale la pena ricordare ai lettori che, pur impegnandoci a fondo nel verificare le informazioni, è buona usanza leggere il giornale del giorno stesso ma anche quello del giorno dopo, perché accade spesso che una notizia si chiarisca col tempo.

Terzo, nel mondo dell'informazione in tempo reale è ancora più attuale quanto diceva Mark Twain già un secolo fa: «Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità deve ancora allacciarsi le scarpe». Le scarpe, appunto. Quelle originali e garantite da Biffi, non quelle taroccate. Speriamo almeno questa volta di essere riusciti a fare chiarezza e che anche a noi - scusate l'amichevole ironia - sia fatto qualche saldo.- sia fatto qualche saldo.

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