La maratona a forza di braccia
Storia di vita da Valbondione

«Mi piacerebbe provare a fare la maratona». La butta lì, Michele Mazzocchi, nella sua casa di Valbondione. La butta lì, ma il sorriso con lo dice è sufficiente per capire che presto lo vedremo percorrere i 42,195 km a forza di braccia.

«Mi piacerebbe provare a fare la maratona». La butta lì, Michele Mazzocchi, come un pensiero scivolato per caso, nel salotto della sua casa in località Fiumenero, a Valbondione. La butta lì, ma il sorriso deciso con cui racconta la sua storia di perdite e riconquiste è sufficiente per capire che è solo questione di tempo, prima di vederlo percorrere i 42,195 chilometri a forza di braccia.

Era il giorno di Santa Lucia del 1992. Michele, oggi quarantenne, era da poco rientrato dal servizio militare. Durante una sciata a Lizzola l'incidente, una buca, il volo e la ricaduta sulla schiena. L'impatto provocò una grave lesione alle vertebre cervicali. La parte inferiore del corpo immobile, ridotta la capacità di presa delle mani. Una vita da far ripartire da una sedia a rotelle.

Una vita che però è continuata. Michele si è sposato nel 1997 con Sabina e nel 2004 è nata la figlia Greta. Tanta la voglia di fare sport e tante le discipline provate: tennis tavolo, nuoto, atletica e, infine, l'handibike: «Funziona come una bici, ma si pedala con le braccia».

Dopo vari problemi fisici, Michele ha ripreso ad allenarsi, su e giù da Fiumenero a Valbondione. E Sabina dietro, in sella pure lei. «Ho cominciato con dodici chilometri al giorno, ci vuole tempo e gradualità. Però mi piacerebbe arrivare a fare una maratona. Se mi metto in testa una cosa, è difficile farmi cambiare idea...».

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