Doni per 70 minuti dal Pm
«Grazie, nessun commento»

Occhialoni scuri, giubbino in pelle, jeans e scarpe da tennis. Cristiano Doni si è presentato così in Procura per essere sentito nell'ambito dell'inchiesta sui disordini degli ultrà. Dopo un'ora e dieci minuti è uscito senza rilasciare dichiarazioni.

Occhialoni scuri, giubbino in pelle, jeans e scarpe da tennis. Cristiano Doni si è presentato così lunedì mattina 14 febbraio in Procura per essere sentito nell'ambito dell'inchiesta del pm Carmen Pugliese sui disordini degli ultrà in cui risultano indagate 104 persone.

Il capitano nerazzurro, che non è indagato, è stato ascoltato come persona informata sui fatti. Il capitano atalantino è entrato negli uffici del pm poco dopo le 12,30. Ai cronisti che lo attendevano ha subito detto di non voler rilasciare alcuna dichiarazione. Doni è rimasto nell'ufficio del pm Pugliese per settanta minuti, all'uscita si è limitato a salutare con gentilezza i cronisti, ringraziando per l'attenzione ma ribadendo di non voler fare alcun commento.

Il nome di Doni compare tra l'altro in una telefonata tra il leader della Curva Nord, Claudio «Bocia» Galimberti, e un amico intercettata l'8 febbraio 2010. Nelle carte si legge che Galimberti racconta di aver «avvisato Doni, con evidente minaccia, che se i giocatori avessero continuato a fare chiacchiere inutili e pettegolezzi vari, lui con il suo gruppo ultras avrebbe fatto ingresso negli spogliatoi per mettere al muro tutti i giocatori, in particolar modo Chevanton colpevole di atteggiarsi a protagonista a scapito dello spirito di squadra».

In settimana verranno invece sentiti i tre calciatori che hanno fatto visita a due ultrà mentre si trovavano agli arresti domiciliari: si tratta di Gianpaolo Bellini, Simone Tiribocchi e Robert Acquafresca, che ora è al Cagliari. Le posizioni dei giocatori nell'inchiesta sono irrilevanti dal punto di vista penale, ma gli inquirenti stigmatizzano quelle che vengono definite «disdicevoli situazioni di incomprensibile vicinanza» a «chi fa tifo violento».

© RIPRODUZIONE RISERVATA