Da Bergamo all'Afghanistan
i medicinali degli alpini

Verranno inviati giovedì 3 marzo in Afghanistan, con i mezzi dell'Aeronautica militare i medicinali acquistati, attraverso fondi privati, dalle sezioni dell'Associazione nazionale alpini di Bergamo e di Sondrio e con fondi degli Ospedali Riuniti di Bergamo.

Verranno inviati giovedì 3 marzo in Afghanistan, con i mezzi dell'Aeronautica militare i medicinali acquistati, attraverso fondi privati, dalle sezioni dell'Associazione nazionale alpini di Bergamo e di Sondrio e con fondi degli Ospedali Riuniti di Bergamo. «Si tratta di un grosso quantitativo, circa 12 quintali di farmaci e dispositivi medici per un valore di quasi 100 mila euro» spiega Lucio Pantaleo Losapio, direttore dell'Ospedale da campo. Insieme al vicepresidente della sezione Ana di Bergamo, Carlo Macalli, e al consigliere sezionale Natale Bertuletti, il dottor Losapio venerdì scorso ha portato il prezioso carico all'aeroporto militare di Villafranca a Verona: «Abbiamo unito le forze della sezione bergamasca e di Sondrio per poter inviare una grande quantità di materiale».

Non è la prima volta che le penne nere bergamasche sostengono la missione in Afghanistan. Con l'operazione battezzata «Una cura prestata, un farmaco in dono… una pallottola in meno», l'Ana di Bergamo, attraverso il suo ospedale da campo, a luglio aveva donato farmaci direttamente al comandante del 5° reggimento Giovanni Coradello, che ora si trova in Afghanistan. Allora si era trattato di prodotti per circa 50 mila euro. «Questa volta, oltre a trattarsi di una spedizione superiore per quantità e qualità, è stato più complicato il disbrigo delle pratiche burocratiche a carico dell'ospedale da campo, svolte dalla dottoressa Gloria Natali Sora e dall'alpino, tecnico di farmacia, Arturo Amadigi» aggiunge Losapio. Il notevole quantitativo di farmaci garantirà ancora per un lungo periodo l'assistenza medica alla popolazione, la cui gestione – dopo il ritorno in Italia della brigata Julia –, passerà al battaglione dei bersaglieri. Proprio della distribuzione di medicinali e dell'assistenza sanitaria alla popolazione afghana si stava occupando il capitano Massimo Ranzani, ucciso lunedì scorso in Afghanistan.

Il comandante del 5° reggimento alpini Giovanni Coradello ha inviato un suo messaggio al vicepresidente sezionale dell'Ana di Bergamo Macalli, in cui riporta le stesse parole rivolte ai suoi uomini della Task force il primo marzo, dopo la morte di Ranzani: «Per noi oggi è un brutto momento. Un nostro camerata non tornerà a casa. Altri sono stati feriti. Non facciamoci sopraffare dall'odio né dal timore. Il nemico fa il suo sporco mestiere, nascondendosi tra la popolazione, noi continueremo a fare il nostro dovere, indossando l'uniforme con orgoglio e continuando ad aiutare questo popolo così sfortunato. La nostra attenzione deve essere massima proprio ora che cominciamo sempre più a pensare al ritorno a casa. I nostri sforzi e le nostre menti devono essere ancora qui. Perché abbiamo ancora da fare».

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