Senza mobili e con rate pagate
Aiazzone beffa 10 mila famiglie

Negli anni Ottanta «provare per credere» era lo slogan del mobilificio Aiazzone ma in questi ultimi mesi, per più di 10 mila famiglie in tutta Italia, si è trasformato in un vero e proprio incubo. Il mobilificio è chiuso e molte famiglie si trovano senza mobili pur avendo pagato cospicue rate.

Negli anni Ottanta «provare per credere» era il martellante slogan commerciale di successo del mobilificio Aiazzone ma in questi ultimi mesi, per più di 10 mila famiglie in tutta Italia, si è trasformato in un vero e proprio incubo. Dopo aver versato caparre e rate anche di valore complessivo superiore ai 7 mila euro attendono invano l'arrivo di mobili ordinati nei punti vendita del marchio biellese. Oltre a non ricevere la merce già acquistata si ritrovano senza nessuna comunicazione o chiarimento e i centri Aiazzone sono completamente chiusi.

La Procura di Torino dopo la presentazione delle prime quattro querele per truffa, intanto, ha già aperto un'inchiesta sul noto mobilificio. Per far fronte a questa situazione, a cui si aggiunge il mancato pagamento delle ultime mensilità in favore degli oltre 850 dipendenti dei 43 punti vendita Aiazzone, è stata chiesta l'apertura di un tavolo di crisi in Regione Lombardia insieme ai sindacati e ai responsabili di Panmedia: quest'ultima è la società che ha recentemente rilevato la B&B, società di Gianmauro Borsano e Renato Semeraro che in precedenza aveva acquisito il marchio Aiazzone nel tentativo, non riuscito, di rilanciarlo.

Nella nostra provincia il punto vendita Aiazzone si trova a Pognano in viale Piave 5 e da fine febbraio, come gli altri in tutta Italia, è stato chiuso. I numeri di telefono del negozio non funzionano più. Risultano inesistenti anche quelli dedicati ai clienti. Fra il centinaio di famiglie bergamasche che non hanno ancora ricevuto i mobili acquistati ben venti si sono già rivolte all'Unione bergamasca consumatori.

Chi non ha ricevuto i mobili da Aiazzone, per chiedere aiuto può contattare l'Unione bergamasca consumatori, che sta seguendo da vicino il caso, al numero 035 24.22.82 (la mattina) oppure tramite fax 035 22.40.18. La sede dell'associazione è in via Tasso 82 a Bergamo. Per rimanere aggiornati sugli sviluppi a livello nazionale sul social network Facebook sono stati creati due gruppi che raccolgono tutte le persone che non hanno ancora ricevuto i mobili. Si può scrivere la propria disavventura e conoscere gli sviluppi dell'inchiesta.

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 15 marzo

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