Dialetti, «Tèra de Bèrghem»
vuole salvaguardare il bilinguismo

Sul tavolo all'esterno della sala difficile trovare qualcosa scritto solo in italiano: è il convegno dell'associazione «Tèra de Bèrghem». Le otto relazioni degli ospiti sono state tenute per la maggior parte in bergamasco, lombardo e piemontese.

Sul tavolo all'esterno della sala difficile trovare qualcosa scritto solo in italiano: è il convegno dell'associazione «Tèra de Bèrghem». Sono state tenute per la maggior parte in bergamasco, lombardo, piemontese, le otto relazioni, che hanno animato domenica pomeriggio il convegno organizzato dall'associazione «Tèra de Bèrghem» su «La nòsta lèngua, le nòste lèngue», al Centro congressi Papa Giovanni.

La domanda generale era: perché non tenerle in vita, come tenerle in vita le lingue popolari? Per tutti una certezza: il bilinguismo rende l'intelletto e il ragionamento più rapido e vivace, inoltre rappresenta una ricchezza culturale per la società nel suo complesso. E quando si parla di bilinguismo s'intendono non solo le lingue nazionali ma anche i dialetti, «lingue» a tutti gli effetti.

Il dibattito sulle lingue minori ha chiuso il ciclo di tre incontri dell'attività 2010-2011 dell'Associazione Tèra de Bèrghem, presidente Gianmaria Brignoli, vice Maria Angela Alborghetti.
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