«Impegno per la verità»
Un premio a L'Eco di Bergamo

«Aver riportato con trasparenza i fatti accaduti all'attenzione dell'opinione pubblica, con autonomia anche critica su drammatici eventi, come quello di Yara». Con queste motivazioni è stato conferito a L'Eco di Bergamo il premio «Pro Bono Veritatis».

«Aver riportato con trasparenza i fatti accaduti all'attenzione dell'opinione pubblica, con autonomia anche critica su drammatici eventi, come quello di Yara, in cui debolezze gestionali hanno suscitato alcune incomprensioni».

Con queste motivazioni, lunedì pomeriggio all'Università di Messina, è stato conferito a L'Eco di Bergamo il premio «Pro Bono Veritatis», istituito insieme al premio «Pro Bono Justitiae» (dedicato, questo, ai magistrati) dal movimento siciliano «Nuova Presenza-Giorgio La Pira» alla memoria del giudice Rosario Livatino, ucciso in un agguato mafioso nel 1990.

Il premio è giunto alla sua sedicesima edizione: «Il nostro – sottolinea l'animatore del movimento messinese, Calogero Centofanti – è un riconoscimento slegato da qualsiasi condizionamento politico o morale, abbiamo a cuore la legalità e la verità. Grazie agli insegnamenti di Giorgio La Pira e ricordando la figura del giudice Livatino, abbiamo voluto istituire un riconoscimento dedicato ai magistrati, che quotidianamente si impegnano per la giustizia, e uno dedicato ai giornalisti, perché come cittadini abbiamo il diritto ad un'informazione corretta e trasparente».

L'Eco di Bergamo è stato scelto quest'anno fra i destinatari del riconoscimento in particolare per l'impegno profuso dai cronisti nel cercare di informare al meglio l'opinione pubblica sulla drammatica vicenda di Yara Gambirasio. Un impegno cominciato dieci mesi fa, quando la tredicenne ginnasta di Brembate Sopra scomparve inspiegabilmente, proseguito dopo il ritrovamento del suo corpo, sette mesi or sono, in un campo di sterpaglie a Chignolo d'Isola. Opera, quella de L'Eco, giudicata dalla Commissione del Premio «al servizio della verità, sulla quale si edifica il principio di legalità».

Il riconoscimento, attribuito al direttore Giorgio Gandola, è stato ritirato a Messina dal giornalista Vittorio Attanà della redazione Cronaca. Analogo riconoscimento è stato attribuito a Leonardo Orlando, Riccardo D'Andrea e Sebastiano Caspanello (Gazzetta del Sud), Rosaria Brancato (televisione Tcf), Alessandra Turrisi (Avvenire), Rosa Maria Di Natale (La Repubblica), Antonella Lombardo (Ansa).

Fra i magistrati che hanno ottenuto il riconoscimento «Pro Bono Justitiae» alla memoria del giudice Livatino anche Letizia Ruggeri, il pubblico ministero della Procura di Bergamo che si occupa del caso Yara. Ecco la motivazione della Commissione: «Dopo aver vissuto un'esaltante esperienza nel territorio siciliano (Ruggeri ha infatti lavorato negli anni Novanta alla Procura di Agrigento, ndr) ha deciso di stabilirsi a Bergamo, dove svolge, con silenziosa ma significativa determinazione, compiti ardui. Si ritrova da qualche tempo a risolvere il drammatico caso di Yara. Alla giovane donna magistrato un particolare sostegno della società civile».

L'auditorium dell'Università di Messina ha anche dedicato alla pm Letizia Ruggeri un applauso di incoraggiamento e di augurio: segno che anche dall'altro capo dell'Italia tutti sperano che sulla morte di Yara venga fatta presto piena luce. «Non posso che interpretare questa pergamena – ha precisato il magistrato bergamasco – come un riconoscimento all'impegno e un invito ad andare avanti, non è certo un premio per aver risolto il caso, che ancora è aperto».

Nel 2006 un altro pm bergamasco, Carmen Pugliese, fu insignita del premio, per le indagini svolte nella lotta alla pedofilia.

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