Sbaraccati e infuriati: nasce il comitato

«Cercheremo di cautelare i nostri interessi, non lasceremo cadere nulla perché siamo davvero arrabbiati». È tanta e palpabile la rabbia degli sfollati: alcuni sono rientrati a casa già ieri sera. Si tratta di chi abita nello stabile al numero 84, ritenuto agibile dagli ingegneri Giovanni Bosi ed Ezio Goggia, consulenti rispettivamente di Teb e Comune. Gli altri, le sette persone che vivono al civico 86, non potranno farvi rientro se non fra due giorni almeno: restano ospiti dell’hotel Cristallo Palace.

Restano tutti, rincasati e non, molto arrabbiati, e oggi si costituiranno in comitato: «In modo da poter diventare, in qualità di soggetto giuridico – spiega Valentino Cattaneo Ponzoni, uno dei sette rimasti in albergo –, interlocutore per tutto ciò che sarà discusso nel futuro dell’opera in corso». Ciò che sta a cuore ai residenti è venire interpellati, poter dire la loro su un progetto, quello del Tram delle valli, che passa proprio sotto le loro case.

Ma il costituendo comitato, che ha già raccolto l’adesione di una dozzina di persone e del partito di Rifondazione Comunista, che in uno degli stabili sgomberati ha la propria sede, si occuperà anche di salvaguardare gli interessi delle famiglie coinvolte. Ponzoni parla di danni economici e morali: «In questa faccenda abbiamo perso tutti almeno 10 anni della nostra vita, in termini di stress – spiega –. Non parliamo poi dei risvolti economici. Due esempi su tutti: le giornate di lavoro che abbiamo perso e i frigo pieni di alimenti da buttare». Il come procedere con la richiesta di risarcimenti deve ancora essere deciso: il comitato si avvale comunque della consulenza di un avvocato e di un tecnico. Una cosa è certa: «Siamo infuriati», prosegue Ponzoni.

Ieri al ristorante del Cristallo Palace, a cena con le tre famiglie del civico 86, c’erano anche alcune persone che risiedono sull’altro lato del parcheggio e che il sindaco ha autorizzato con l’ordinanza emanata nel pomeriggio a rientrare nella palazzina. Tra loro una donna, pure arrabbiata, che fino all’ultimo ha assicurato di non voler varcare la soglia di casa: «Anche se mi diranno che posso entrare nel mio appartamento stasera – affermava nel pomeriggio di ieri, mentre davanti le sfilavano, lentamente, i camion utilizzati per il collaudo del ponte – io non ci vado. Ma ha idea di tutta la roba che c’è dentro da spostare? E il gas, il riscaldamento? Non se ne parla. Forse domani».

Invece, dopo cena, la svolta: i tecnici della Bas hanno riallacciato il gas, le pompe dei caloriferi hanno cominciato a girare. Sì, perché di mordi e fuggi negli appartamenti i residenti sfollati ne hanno comunque fatti quasi tutti i giorni: ora c’era da prendere il cambio dei vestiti, ora i medicinali per i figli influenzati, ora bisognava andare a vedere se era arrivato qualche fax.

Per chi vive nella casa rosa che dà sul parcheggio «incriminato», ora coperto da un telo azzurro per impedire che le infiltrazioni d’acqua peggiorino la situazione nelle gallerie, sarà un vai e vieni ancora per un paio di giorni. E la rabbia aumenta.

(23/02/2004)

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