Bergamo in controtendenza: minori più violenti

Bergamo in controtendenza: minori più violentiNel distretto di Brescia prevalgono i reati contro il patrimonio, nel nostro circondario quelli contro la persona

Adolescenza e legalità: che il tema sia all’ordine del giorno lo hanno dimostrato le cinquecento persone, tra ragazzi e adulti che ieri nell’auditorium della Provincia e nell’aula magna del liceo Mascheroni in Borgo Santa Caterina hanno seguito il convegno organizzato da Prefettura, Laboratorio Ricerca sulla famiglia e Ordine degli avvocati e coordinato dal direttore de L’Eco di Bergamo Ettore Ongis. L’incontro, come hanno sottolineato il prefetto Giuseppe Cono Federico, la presidente del Laboratorio Emilia Strologo e il presidente degli avvocati Ettore Tacchini, è il primo tassello di un progetto di prevenzione con laboratori nelle scuole e, tra un anno, un momento finale di restituzione alla città.

Gli adolescenti sono sempre stati soli, alle prese con il sogno di se stessi nel mondo. E provando le ali sono sempre andati a sbattere, chi più chi meno, contro le solide mura della famiglia, della scuola, del lavoro. Ma adesso i muri sono di carta e non fanno più paura a nessuno, le case sono aperte ai quattro venti e chi sta provando le sue ali ha la vertigine di troppo cielo tutto in una volta, senza cartelli indicatori precisi e non sa che direzione prendere. I «figli di nessuno», come li chiama don Fausto Resmini, coordinatore della comunità don Milani di Sorisole, sono l’altra faccia dei «figli di mamma» iperprotetti e alle volte sono le due facce della stessa medaglia, come scoprono i genitori sgomenti chiamati all’improvviso dal giudice perché la bravata è in realtà un reato e il nuovo Icaro è atterrato faccia in giù nell’illegalità. Ma allora, questi ragazzi, sono delinquenti o no? Distinguiamo: da una parte i numeri, tutto sommato rassicuranti, dall’altro l’interpretazione.

Nei primi cinque mesi del 2003, da gennaio a maggio, nel Distretto della corte d’appello di Brescia (di cui fa parte anche il circondario di Bergamo) i ragazzi italiani e stranieri denunciati sono stati 648 dei quali 524 maschi e 124 femmine. I reati contestati sono stati 678 dei quali 324 contro il patrimonio (furti, rapine) 137 contro la persona (molestie, lesioni, violenze), 134 per violazione della legge sugli stupefacenti. É interessante notare che gli adolescenti italiani condividono i reati contro il patrimonio (176) ma rispetto ai coetanei stranieri si prendono la quasi totalità dei reati contro la persona (113) e per violazione della legge sulla droga (115). Nello stesso periodo i ragazzi denunciati in provincia di Bergamo, italiani e stranieri, sono stati 136: 46 per reati contro il patrimonio, 48 per reati contro la persona, 37 per violazione della legge sulla droga. Le denunce sono state 144. Nel 2002 i denunciati minori bergamaschi sono stati 532 con 191 per reati contro il patrimonio, 140 contro la persona, 84 per droga. I dati locali riflettono la tendenza nazionale che dà relativamente stabili nel tempo furti e omicidi ma in aumento spaccio, rapina e lesioni. Nel trentennio 1971-2001 le denunce, dice il criminologo Umberto Gatti dell’università di Genova, sono passate da circa 20.000 a 45.000 con la tendenza a regredire negli anni ’80 anche in connessione alla riorganizzazione dei servizi sul territorio. Attualmente circa un quarto delle denunce riguarda ragazzi stranieri, soprattutto minorenni dell’est europeo che arrivano soli. Gli omicidi commessi da minorenni sono una cinquantina l’anno.

«I numeri dell’Istat - conferma la presidente del tribunale dei minorenni di Milano, Livia Pomodoro - non giustificano l’allarme sociale alla base del disegno di legge ministeriale sull’abbassamento dell’età della punibilità. E infatti l’ipotesi è stata congelata dallo stesso ministero della Giustizia». «Non c’è bisogno di tribunali più severi ma di sentenze più celeri» dice Emilio Quaranta procuratore della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Brescia.

Piuttosto, preoccupa i magistrati la lettura dei dati di contesto. «Ragazzi persi nel vuoto che trovano nella devianza l’unica forma di identità - dice Livia Pomodoro - che provano vergogna non per quanto hanno commesso, perché non lo avvertono come reato, ma perché farsi prendere è debolezza. Aumentano le violenze, anche sessuali, intese come dimostrazione di potere. E quella che si è alzata veramente è la soglia di tolleranza dell’illecito negli adulti».

Ogni cento furti scoperti ai grandi magazzini ne vengono denunciati tre, all’azienda costa meno. In Bergamasca all’inizio del 2003 è stata sequestrata una tonnellata di hashish, 50 chili qualche giorno fa. La cocaina va alla grande. «Mi preoccupa più il sommerso che l’emerso» rincara don Fausto Resmini della comunità don Milani e descrive un simpatico regalo di compleanno di un sedicenne all’amica quattordicenne: un videogioco dove si sistemano bombe in negozi pieni di gente, si spara a un uomo e si trasporta il cadavere con l’auto rubata fino allo sfasciacarrozze oppure si spara allegramente in mezzo alla folla. Nelle famiglie ordinate, nelle storie normali emergono segni di inquietudine, ricerche di interlocutori validi che raramente si trovano. Tutti i ragazzi, dice don Resmini , cercano adulti che li prendano sul serio. Altrimenti resta solo il gruppo a consolare, che oscilla tra passività e azione esagerata, spesso pericolosa o fuorilegge, alcol e sostanze per caricare e scaricare umori e malumori.

E alla fine si arriva sempre lì, ai «figli di nessuno» parcheggiati sul muretto, in attesa di adulti che non si vergognino di essere adulti, che gli mostrino come si prendono in mano le situazioni. Perché, insiste don Resmini, «in adolescenza i ragazzi non sono figli solo della propria famiglia naturale ma sono figli di tutti. I difetti, i limiti e le difficoltà di qualcuno vanno ascoltate da tutto il mondo adulto. Perché anche i ragazzi che hanno sbagliato, o hanno inferto gravi ferite alla società, ci appartengono».(23/11/03)

Susanna Pesenti

© RIPRODUZIONE RISERVATA