25 aprile in città, una festa per la pace

I canti, le poesie, il ricordo... tutto questo doveva prendere il posto della stretta attualità. Nessuna rivendicazione dell’importanza della Liberazione come è stato nelle ultimissime stagioni quando, anche a Bergamo, si ventilavano revisioni bipartisan. Nessuna difesa a oltranza della Costituzione italiana che, almeno ufficialmente in questi giorni non sembra essere al centro dell’agenda governativa. Perciò ricordo, poesie, canti, con la Resistenza e la libertà come punto di riferimento per la festa del 25 Aprile 2004. Doveva essere così, una festa sull’onda della memoria, senza discorsi, ma con suoni e pensieri a farla da padroni. E invece l’attualità stretta ha sopraffatto ancora una volta le volontà. E l’intervento, l’unico intervento, quello di Salvo Parigi presidente dell’Associazione nazionale partigiani, ha messo il dito nella piaga. E che nome volete abbia la piaga dell’ultima stagione? «Guerra». «È mio dovere - ha introdotto Parigi, interrotto più volte dagli applausi dei quattromila presenti - volgere la mente alle parole del sacerdote durante la Messa al cippo dei caduti: pace, ha ripetuto infinite volte. E noi partigiani, noi che ben conosciamo gli orrori della guerra, noi oggi ci dobbiamo battere affinché istituzioni, autorità forze politiche, si mobilitino perché l’Italia rappresenti nel mondo l’essenza della pace».

Non dimentica, Salvo Parigi, quanto sono costati in termini di vite e di sofferenza i vent’anni di regime a caccia di vittorie: in Etiopia, in Spagna, e poi in Europa a fianco dei nazisti. Ma adesso è ancora peggio se possibile, «adesso che dietro al conflitto si intravedono le ombre chi ci riportano al Medioevo, le ombre delle guerre di religione. Adesso che invece l’unione dei popoli è indispensabile». E, a proposito di unione dei popoli, il quasi ottantenne partigiano tira fuori tutta la grinta accumulata negli anni per rivendicare il ruolo dell’Europa: «Avanti, Europa, la guerra in Iraq deve terminare, ma non quando saremo al genocidio. Avanti Europa non esistono solo le armi, esiste la trattativa, la discussione politica».

Le combattiva ma anche triste prosa lascia poi il posto alla musica e alla poesia con il gruppo degli Zanni e quello «Pane e guerra», mentre le bandiere vengono ammainate e la gente, tanta davvero sotto un sole, torna a casa. Tanta gente, tante bandiere: soprattutto vessilli dei partiti del centrosinistra (più l’Udc), a scapito di quelle della pace (davvero poche). Candidati, segretari, sindaci e presidenti: tutti qui per il primo grande raduno in visita della campagna elettorale. Il presidente di via Tasso Valerio Bettoni e il primo cittadino di Bergamo Cesare Veneziani, accompagnati dal prefetto Cono Federico hanno deposto le corone d’alloro al cimitero, alla Rocca e al monumento ai caduti in piazza Vittorio Veneto. Dal canto suo il candidato sindaco ulivista Roberto Bruni ha mobilitato i camper promozionali, e con un gesto di inconsueta correttezza, suo padre Eugenio, presidente del comitato antifascista, da sempre in prima linea il 25 Aprile, ha scelto di non parlare dal palco.

(25/04/2004)

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