Il vescovo in Costa d'Avorio
Un viaggio tra fede e carità

Una danza, una stretta di mano, un impegno di condivisione nella fede e di vicinanza nella preghiera, un gesto di prossimità nella carità: questa potrebbe essere la sintesi di un incontro significativo della comunità di Assemienkro, in Costa d'Avorio.

Una danza, una stretta di mano, un impegno di condivisione nella fede e di vicinanza nella preghiera, un gesto di prossimità nella carità: questa potrebbe essere la sintesi di un incontro significativo della comunità di Assemienkro, un piccolo villaggio della parrocchia di Agnibilekrou in Costa d'Avorio.

Il vescovo Francesco Beschi, dal 14 al 24 novembre, incontra l'esperienza della missione diocesana nata nel 1976 su iniziativa del vescovo Clemente Gaddi nel pieno fermento missionario del post Concilio. Ci siamo arrivati, nel piccolo villaggio, dopo aver lasciato l'asfalto, percorso una pista sterrata, rubata faticosamente alla vegetazione, e un tratto di strada a piedi.

In cima alla piccola salita un gruppo di giovani danzatrici con alcuni rappresentati della comunità, gli altri attendono già in chiesa. Una costruzione in mattoni di fango e paglia, non ancora ricoperti da un po' di cemento, un tetto in lamiera e le finestre rigorosamente senza infissi. La chiesa in muratura è in costruzione, proprio come la Chiesa di persone.

I corpi, segnati dal ritmo, e i volti, avvolti dal sorriso, rendono solenne questa Eucaristia, soprattutto la immergono nel cuore dei partecipanti. Il vescovo visita per la prima volta la missione diocesana in Costa d'Avorio, ma l'Africa fa da sempre parte dei suoi orizzonti e lo si capisce anche nello sforzo di parlare francese, come per allentare qualsiasi altra lontananza da questa comunità dove la maggior parte conosce solamente l'idioma dell'etnia Kulango.

All'offertorio, oltre alla questua della piccola comunità, si presentano all'altare i prodotti tipici della quotidianità del villaggio. Soprattutto igname e banane rubano la scena. E poi il tempo diventa un dialogo sempre più intenso tra il vescovo e la comunità. L'ospitalità culmina nel pasto condiviso secondo la tradizione con i responsabili della comunità, mentre continuano danze e canti al ritmo dei tamburi. I doni suggellano l'incontro e ripartiamo con un buon carico di frutta e persino con un capretto.

Riconquistare la strada del ritorno, dopo l'emozione di questo incontro, ha tutto il sapore di un invio, di una missione. Il viaggio di monsignor Francesco Beschi in Costa d'Avorio, accompagnato da don Giampietro Masseroli, suo segretario, e chi scrive, don Giambattista Boffi, direttore del Centro Missionario Diocesano, era iniziato già da alcuni giorni e soprattutto voleva inserirsi con discrezione e convinzione nella storia missionaria della nostra Chiesa.

L'inizio della cooperazione con la Chiesa boliviana nel 1962 si è arricchito via via di tanti e diversi percorsi che hanno portato la diocesi di Bergamo per il mondo attraverso sacerdoti, religiose e laici impegnati nell'evangelizzazione e nel servizio a chiese sorelle con particolare cura per i piccoli e i più poveri. Dal 1976 è iniziata la cooperazione con la Chiesa ivoriana, un'esperienza che si è arricchita di numerose e significative strutture a servizio della pastorale e della promozione socio-sanitaria grazie alla generosità indiscussa dei bergamaschi.

Oggi la Costa d'Avorio presenta il volto tormentato di un Paese segnato dalla guerra e da una povertà sempre crescente. Oltre le promesse, che si accompagnano all'avvento di ogni nuovo leader politico, rimangono un mare di inadempienze che penalizzano sempre di più i poveri, incrementando la curva della violenza. Di questi giorni l'assalto di banditi a case religiose e parrocchie, l'insicurezza delle strade soprattutto nelle ore notturne e la presenza di armi distribuite durante la guerriglia e ancora nelle mani di tanta gente comune.

L'invadenza di potenze mondiali condiziona una possibile ripresa e svende risorse e persone all'offerta della dipendenza e della precarietà. La popolazione vive davvero nel dramma della povertà e i tentativi di soluzione mostrano molto spesso la loro debolezza e inconsistenza piuttosto che una prospettiva per il futuro. Di certo la Chiesa vive in questo Paese un tempo di fioritura. Il traguardo dei cento anni di evangelizzazione si accompagna con la crescita della scelta di vita cristiana alla quale si arriva, da giovani o adulti, dopo un lungo e esigente cammino catecumenale.

Lo «spirito» africano fa da solo la differenza durante le celebrazioni liturgiche. Il vescovo ha presieduto tre solenni liturgie. Dapprima a Tanda, con circa 2.800 persone, nella nuova grande chiesa costruita anche con il contributo della diocesi di Bergamo e dell'Associazione Pro Jesu. Sarà la chiesa di una nuova parrocchia. Non poteva che essere dedicata al Beato Giovanni XXIII che, ritratto sulla parete centrale dell'altare, invita a guardare la croce con sullo sfondo la nostra città e di fronte un tipico tratto di paesaggio africano.

Don Angelo Passera e don Gian Domenico Epis, insieme con i sacerdoti locali, stanno dando vita a questa nuova comunità, che nasce dall'esigenza di poter meglio provvedere alla cura dei sempre più numerosi cristiani. Il giorno seguente nella chiesa «vecchia» della parrocchia di nostra Signore del Carmelo a Bondoukou, perché il nuovo tempio è attualmente in costruzione e sta impegnando don Francesco Orsini, parroco da un paio di anni. Lo aiuta in tutto e per tutto Francesco Paravisi, laico volontario di origine verdellese.

La domenica, solennità di Cristo Re, è la chiesa di Saint Mourisse in Agnibilekrou a accogliere più di 3.000 fedeli, molti dei quali sistemati all'esterno per il gran numero di presenze. È il «curè» don Gianni Gambirasio a fare gli onori di casa con i sacerdoti suoi collaboratori, don Vittorio Consonni e don Massimo Cornelli. In parrocchia brilla di luce anche la presenza di due comunità religiose di origine bergamasca: le suore delle Figlie del Sacro Cuore con suor Giovanna Consonni e le suore delle Poverelle con suor Elisabetta Plati.

Una presenza preziosa e tenace nel campo educativo, catechetico e sanitario. A loro si aggiunge quasi da un anno la presenza di Sara Bosio, laica missionaria impegnata nella scuole e nella catechesi. I colori delle celebrazioni, il vibrare del canto, la gioia della danza e il dono degli abiti tipici del «capo» sono le caratteristiche comuni di questi momenti liturgici, nei quali il vescovo Beschi ha avuto modo di rinnovare l'impegno della nostra Chiesa a servizio di queste comunità, confermandole nella fede e manifestando il desiderio di voler continuare questa esperienza di comunione e corresponsabilità.

L'incontro fraterno con i due vescovi locali ha segnato ulteriormente questa collaborazione. La visita al centro di spiritualità «St. Kizitò», affidato alla cura di don Elvio Nicoli, ha permesso l'incontro con tutti i sacerdoti della diocesi di Abengourou riuniti per un ritiro spirituale. Sono poi state le strette di mano, i sorrisi, gli applausi, l'abbondanza di benedizioni a rendere sempre più familiari e fraterni i momenti d'incontro con i consigli parrocchiali, i gruppi ecclesiali, le stesse autorità locali e la gente comune.

Don Giambattista Boffi

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