«Ho rivissuto il mio dramma
per i folli che lanciano sassi»

La prima cosa che ha fatto è leggersi per intero gli articoli usciti in questi giorni sui giornali. La seconda, sentire i brividi lungo la schiena. Nicola Recaldini, di Piancamuno, sei anni fa era finito in coma per un masso lanciato da un'auto in corsa lungo la statale 42.

La prima cosa che ha fatto è leggersi per intero gli articoli usciti in questi giorni sui giornali. La seconda, sentire i brividi lungo la schiena. Nicola Recaldini, di Piancamuno, sei anni fa era finito in coma per un masso lanciato da un'auto in corsa lungo la statale 42, che aveva sfondato il vetro della sua auto e gli aveva fracassato le ossa del cranio.

Quando ha saputo che qualche sciagurato si diverte a lanciare sassi contro i treni, non ha potuto fare altro che collegare le due vicende: la propria esperienza e il terrore provato dalle due studentesse ferite mentre pensavano di poter stare tranquille in carrozza.

Nicola Recaldini, all'alba del 2 aprile 2006, viaggiava in auto tra Costa Volpino, Rogno e Piancamuno lungo la statale 42. In auto con lui, sul sedile del passeggero, la fidanzata Erminia Martinelli di Castro, diventata poi sua moglie.

I treni che negli ultimi giorni sono bersagliati dal lancio di pietre sono quelli che collegano Bergamo e Brescia, a 50-60 chilometri di distanza dal punto in cui la Mercedes di Nicola ed Erminia si fermò con lui riverso sul sedile. Ma la vicinanza non è solo geografica.

«Vedo molte analogie: la prima è che purtroppo ci sono in giro ancora troppe persone che non sono del tutto arrivate. Rischiare di ammazzare qualcuno è un comportamento di chi in testa ha qualcosa fuori posto».

La differenza con quanto è capitato a Nicola è che lungo la ferrovia forse è addirittura più facile scappare. «Lungo la statale 42, prima di me, erano state centrate diverse vetture da sassi che venivano lanciati da un'auto proveniente dalla direzione opposta. I carabinieri avevano anche indagato su un paio di targhe e la procura di Brescia aveva interrogato alcuni giovani di Piancamuno e dei paesi limitrofi, ma non è mai saltato fuori niente. Chi lancia i sassi contro i treni è ancora più codardo, perché può scappare più facilmente visto che il treno non si ferma immediatamente e la linea ferroviaria si estende per chilometri e chilometri».

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