Sant’Alessandro, la storia

Sant’Alessandro, la storiaSecondo l’antica agiografia, Alessandro era un soldato della Legione Tebea di stanza a Milano.

Convertitosi al Cristianesimo, venne incarcerato, ma riuscì a evadere. Catturato, essendosi rifiutato di sacrificare agli dei, fu condannato a morte dall’imperatore. La decapitazione fu impossibile, perché il suo capo apparve grande come una montagna al carnefice. Rimesso in carcere, riuscì ancora a fuggire. Alessandro passò il fiume Adda, rifugiandosi nei pressi di Bergamo. Catturato, essendosi nuovamente rifiutato di sacrificare agli dei, fu decapitato. Santa Grata seppellì il suo corpo in un campo fuori dalle mura.Quella tra la città e il patrono Sant’Alessandro martire è una storia di un legame civico-devozionale che non si è mai interrotto. Fino al XIX secolo inoltrato, il Santo venne invocato come il più efficace protettore della città contro calamità naturali, pericoli, guerre e assedi. Antichissima la tradizione di esporre le sue reliquie alla venerazione pubblica nei momenti più drammatici. Nella cultura religiosa dell’epoca, un santo era anzitutto un corpo che, in virtù della totale adesione a Cristo, era dotato di una potenza soprannaturale che proteggeva persone e città che devotamente ricorrevano a lui. Le autorità pubbliche si sentivano responsabili del culto ai corpi santi e alle reliquie insieme all’ordinaria amministrazione civica, poiché la venerazione collettiva sarebbe stata ricompensata con la pace, la salute e la prosperità economica.

Questa realtà era un patrimonio condiviso. Infatti, è ormai storicamente assodato il ruolo fondamentale del culto alle reliquie nel dare origine alla storiografia cittadina e alla formazione della coscienza civica nelle città italiane.

(25/08/2003)

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