Donne e lavoro, rapporto Anmil:
infortuni stabili, in calo le morti

Il numero delle donne che lavora è in costante crescita nell'ultimo decennio. Gli infortuni femminili hanno registrato una sostanziale stabilità, mentre le morti sul lavoro sono invece in forte calo. Lo mette in evidenza il 2º Rapporto Anmil.

Il numero delle donne che lavora è in costante crescita nell'ultimo decennio. Gli infortuni femminili hanno registrato una sostanziale stabilità, mentre le morti sul lavoro sono invece in forte calo. Lo mette in evidenza il 2º Rapporto Anmil dal titolo «Donne, lavoro e disabilità: tra sicurezza e qualità della vita»


Da circa 244.000 infortuni nel 2001 si è passati a 245.000 nel 2010): molto più positivo - dice l'Anmil - è stato il trend delle morti sul lavoro che hanno invece segnato un flessione del 38%, passando dai 127 casi del 2001 ai 79 casi del 2010 (ultimo anno disponibile nelle statistiche Inail).

Il rapporto è stato presentato in occasione della Festa della Donna dall'Associazione nazionale tra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro: una ricerca ideata dal Gruppo donne Anmil per le politiche femminili.

Il lavoro realizzato (nell'allegato) affronta la questione donne-lavoro-infortuni dal punto di vista statistico e normativo, puntando l'attenzione anche sulle buone prassi adottate da alcune aziende in materia di sicurezza sul lavoro, per una concreta visione delle prospettive, viste in un'ottica di opportunità di genere.

Il rapporto parte dal più aggiornato quadro statistico disponibile che fotografa l'occupazione femminile, gli infortuni e le patologie che al lavoro sono correlate, fino ad arrivare all'accessibilità negata ai disabili e alle problematiche connesse alla conciliazione vita-lavoro.

Viene rilevato che allo stato attuale, nel nostro Paese, nonostante si possano trovare leggi all'avanguardia in materia di salute e sicurezza sul lavoro, non viene dato il giusto riconoscimento al binomio accessibilità - sicurezza, considerato che per i «diversamente abili» il reingresso nel mondo del lavoro, oltre ad essere uno strumento di acquisizione di un più alto grado di autonomia, riveste un fattore cruciale di inserimento nell'economia e nella società in generale che, solo in tal caso, garantirebbe una vera e compiuta integrazione.

Resta il «problema» disabili
Dal rapporto emerge che rispetto ai livelli di occupazione, l'inserimento dei disabili è ancora molto basso e in particolare si registra un netto svantaggio per le donne che hanno un tasso di occupazione pari appena all'11% rispetto a quello degli uomini che è pari al 29%.

La situazione è significativamente diversa se vista sotto il profilo della "modalità di evento": tra gli infortuni in occasione di lavoro quelli femminili rappresentano appena il 29,2% del totale, mentre sono la maggioranza per quelli avvenuti "in itinere", vale a dire nel percorso casa-lavoro e viceversa: sui circa 89.000 infortuni in itinere del 2010, 45.000 riguardano le donne e 44.000 gli uomini.

Il pericolo è lungo la strada
Da ciò si può ragionevolmente considerare che per la donna che lavora il pericolo più reale e diffuso è rappresentato proprio dal percorso di andata o ritorno dal lavoro: un percorso che spesso costituisce il segmento temporale in cui si concentrano tutte le difficoltà di conciliazione tempo di lavoro-cura familiare (svegliare i figli, accudirli, portarli a scuola, svolgere altre incombenze prima di correre per andare al lavoro o per tornare a casa ecc.), con inevitabili riflessi sul piano della lucidità e concentrazione e quindi della sicurezza.

Serve una proposta di legge
A fronte di questi dati si conferma la necessità di una proposta di legge che favorisca l'inserimento delle donne nel mondo del lavoro e annulli gli svantaggi come quello legato alla doppia discriminazione rispetto all'inserimento lavorativo (donna-disabile). I punti di forza della proposta di legge, che l'Anmil ha sollecitato, in materia di tutela delle donne lavoratrici e con disabilità, contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, di iniziativa della sen. Silvana Amati e della sen. Ombretta Colli, sono rappresentati principalmente: dal diritto a prestazioni di assistenza psicologica adeguate; dal favorire la conciliazione tra il doppio ruolo donna e lavoratrice in casa e fuori casa, al fine di evitare lo stress che è causa di infortuni in itinere e domestici; dalla previsione di risarcimenti più adeguati.

Una legge di iniziativa popolare
Infatti, essendo legata la rendita Inail al parametro retributivo (che l'Istat rileva essere inferiore rispetto agli uomini del 20% a parità di ruolo) la disabilità delle donne è economicamente penalizzata. Proseguendo sul cammino tracciato dal disegno di legge Amati-Colli, l'Anmil propone, oggi, anche una legge di iniziativa popolare con l'ulteriore importante obiettivo di contribuire ad una riforma di più ampio respiro che vorrebbe riordinare tutta la materia della tutela degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, intervenendo sul T.U. del 1965, attraverso una delega al Governo. La raccolta delle 50.000 firme prevista dalla legge partirà subito dopo le approvazioni di rito del testo ed è intenzione dell'ANMIL concluderla in occasione della 62a Giornata Nazionale per le Vittime del Lavoro (14 ottobre 2012).

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