Via del ferro, caccia ai turisti
Le valli puntano sulle miniere

Il sindaco di Valbondione è stato chiaro: il progetto costa caro, qualcosa come 4 milioni di euro, ma da qualche parte si deve pur cominciare. E allora si inizia dal forno fusorio di Gavazzo. Parte da qui il progetto di far rivivere i siti minerari dell'alta Valle Seriana e di Scalve.

Il sindaco di Valbondione è stato chiaro: il progetto complessivo costa caro, qualcosa come quattro milioni di euro, ma da qualche parte si deve pur cominciare. E allora si inizia dal forno fusorio di Gavazzo, all'ingresso dell'abitato di Bondione. Parte da qui l'ambizioso progetto di far rivivere i siti minerari dell'alta Valle Seriana e di Scalve: un esempio di turismo integrato che punta a rilanciare l'economia di due valli ricchissime di natura, un po' meno di comodità.

Si chiama «Via del ferro» e vedrà il suo completamento quando sarà riaperto il collegamento tra il ribasso (l'imbocco della miniera) Maria di Lizzola e il ribasso Venezia di Nona, frazione di Vilminore di Scalve. Quando un trenino carico di bambini urlanti dalla meraviglia farà avanti e indietro tra le due valli, sarà fatta.

E allora vuoi mettere entrare per due chilometri nella pancia della terra, sentire l'umidità che ti entra dentro le ossa e immaginarti minatore, spaventarti per l'improvviso avvio di una pala meccanica che fa rimbombare tutto intorno, andare indietro nel tempo e rivivere l'ansia dei  purtì, i ragazzini che come muli caricavano il materiale cavato sulle loro spalle, su per cunicoli stretti e scivolosi?

Nelle miniere di Schilpario, Colere, Lizzola o Gorno, tante guide - alcuni sono ex minatori, e per loro non è difficile ricordare - fanno parlare questi libri aperti sulla nostra storia, le radici di valli fatte di boschi, miniere e forni.

Leggi di più su L'Eco di venerdì 30 marzo

© RIPRODUZIONE RISERVATA