L'amore non ha età
Vito e Teresa sposi da 72 anni

Le nozze d'oro? Un ricordo, ormai sono passati più di vent'anni. Quelle di platino? Un traguardo possibile, siamo già a buon punto. Vito Suardi e Teresa Perico hanno festeggiato il settantaduesimo anniversario di matrimonio.

Le nozze d'oro? Un ricordo, ormai sono passati più di vent'anni. Quelle di platino? Un traguardo possibile, siamo già a buon punto. Hanno festeggiato venerdì 6 aprile, il settantaduesimo anniversario di matrimonio i coniugi Vito Suardi e Teresa Perico, originari di Pradalunga e ospiti, da circa tre anni, della Casa di Riposo San Giuseppe di Gazzaniga.

All'eccezionalità del dato statistico fa da contraltare la serenità di una coppia che nel quotidiano vive con pazienza il dono del reciproco amore. Vito, 96 anni, e Teresa, nata a Fiobbio nel 1920, condividono una camera matrimoniale e i ritmi cadenzati di tante giornate insieme, spesso, legati mano nella mano.

Grazie alla loro semplice presenza, saloni e corridoi diventano ambienti domestici e familiari, per la gioia di ospiti e animatrici che con orgoglio gaurdano al “piccolo grande record” dell'affetto. Certo alla solerzia di un tempo si sono sostituite le carrozzine, i problemi agli occhi per lui e quelli all'udito per lei, ma resta l'Amore (e la maiuscola ci vuole davvero) perché non ha età, anche quando assume i toni suadenti del sostegno sincero e della comprensione.

Gli anni della gioventù sono lontani, ma l'emozione di quel “sì” dopo tre anni di fidanzamento alla Ss.Trinità di Fiobbio è ancora intatta. Eppure sono passati più di sette decenni, la Grande Guerra, anni duri e affamati: una vita fatta di sacrifici. Vito lavorava a Pradalunga alla produzione delle pietre coti dai fratelli Gavazzi, ora Ligato. Con lui anche il papà Pietro, da cui Vito ha ereditato arte ed esempio, ma anche il soprannome “Tripé”, per via del bastone necessario al padre per camminare. Teresa invece lavorava alla filatura Honegger di Albino. Quando si sposò, nel 1940, aveva appena compiuto vent'anni.

Dal matrimonio nacquero quattro figli, di cui tre morti in tenera età. E' rimasto Luigi, nato dopo un anno di matrimonio, che insieme alla moglie-nuora Rina segue gli sposini. I problemi di vista non impediscono alla lucida memoria di Vito di scrutare gli anni trascorsi, le uscite a caccia e soprattutto quelle in montagna suo grande amore. “Ha percorso decine di volte l'intero Sentiero delle Orobie – racconta il figlio Luigi – ed è orgoglioso dell'immagine che lo ritrae settantenne vicino alla croce posta in vetta al Pizzo Coca”.

I ricordi e le emozioni abbracciano orizzonti vicini e lontani, come quelli che al di là del mare portano in Marocco. Qui vive la nipote Federica, figlia di Luigi, che insieme al marito di origine magrebina gestisce quattro panetterie. Ad inizio estate arriveranno in Italia e sarà l'occasione per fare festa grande, complice l'entusiasmo di quattro vispi pronipoti. Per oggi bastano gli auguri affettuosi di tutto il personale della Casa San Giuseppe, del parroco, degli amministratori e anche del vescovo mons. Francesco Beschi, che una ventina di giorni fa ha benedetto la nuova struttura dell'Istituto di Gazzaniga. In quei corridoi e in quella matrimoniale che profuma di casa immaginiamo una carezza affettuosa. Senza tempo, ma con tanto cuore. Auguri!

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