Lega, Stucchi: «Sì, mi candido
Con Salvini nessuno scontro»

«La candidatura di Roberto Maroni alla guida della Lega Nord è il segnale della volontà di cambiare la prospettiva con cui guidare il movimento»: Giacomo Stucchi, parlamentare bergamasco del Carroccio, spiega il senso delle prossime scelte della Lega,

«La candidatura di Roberto Maroni alla guida della Lega Nord è il segnale della volontà di cambiare la prospettiva con cui guidare il movimento»: Giacomo Stucchi, parlamentare bergamasco del Carroccio, spiega il senso delle prossime scelte della Lega anche alla luce delle vicende giudiziarie che stanno coinvolgendo il partito. Stucchi conferma, fra l'altro, la propria disponibilità a candidarsi alla segreteria nazionale della Lega lombarda in occasione del congresso in programma a Bergamo l'1 e il 2 giugno.

Da dove riparte la Lega?
«Più che ripartire, torna a correre. La Lega non si è mai fermata grazie al lavoro fatto sul territorio dai nostri amministratori e militanti che, anche in una situazione di estrema difficoltà, hanno portato avanti la campagna elettorale. Riparte da tutte queste persone che sono presenti sul territorio e nelle nostre amministrazioni locali. Tutto questo ci dimostra che la Lega è entrata nella coscienza delle persone, della nostra gente ed è altra cosa rispetto a quello che ha combinato un numero limitato di persone che va condannato e perseguito».

Come sono gli umori della base?
«Abbiamo fatto assemblee con i militanti e dato loro la possibilità di confrontarsi. La base, che è la vera ossatura della Lega, ha avanzato osservazioni e critiche giuste, costruttive e utili. In modo pragmatico e "padano" ha evidenziato, anche con durezza, alcune cose che non potevano essere accettate e difese. E ha fatto richieste specifiche. Queste richieste sono state tenute in gran parte in considerazione quando si è trovata una soluzione diversa per quanto riguarda la futura guida della Lega: una soluzione che prevede un ruolo diverso per Bossi, come presidente, e un ruolo molto importate per Maroni, come segretario».

Maroni è, quindi, il candidato unico alla segreteria?
«È sicuramente il candidato più forte, mi auguro che sia anche il candidato unico. Nessuno può impedire ad altri di candidarsi, ma credo che, nella logica dell'unità del movimento, sia inutile presentare candidature alternative. La scelta di Maroni è alla base di un accordo complessivo condiviso da parte di tutti i segretari della Lega delle varie Regioni. Maroni è al di fuori da certe vicende, è il segno che c'è la volontà di cambiare la prospettiva con cui guidare questo movimento».

Continuerete nell'opposizione al governo Monti?
«L'opposizione viene fatta su tutte le cose che vanno contro l'interesse della nostra gente. Non capisco perché ora non si muovano critiche a questo governo che continua ad effettuare tagli in settori delicati. Anche l'Anci ha capito che l'Imu è una tassa che non può essere accettata. La nostra Imu era impostata in modo diverso ed era una tassa che rimaneva ai Comuni. Mi fa piacere che l'Anci rivendichi ora la stessa cosa e che non accetti lo scippo da parte di Roma di questi soldi».

Vi sentite in competizione con i grillini?
«No. È facile acquisire consenso nella fase della protesta. Il problema è la proposta, il saper governare. Mi sembra che dietro i grillini ci sia solamente Grillo. I grillini ci hanno, forse, ricordato alcune cose riguardo all'essere movimento. Per un certo periodo siamo diventati un partito, dimenticando la nostra natura di movimento. Ora per noi è importante tornare ad essere pienamente movimento e, soprattutto, a fare sindacato territoriale: dobbiamo cercare di rappresentare, in tutte le istituzioni dove siamo presenti, le esigenze dei territori che rappresentiamo».

A che punto è la sua candidatura a segretario nazionale della Lega lombarda?
«Ho dato la mia disponibilità a candidarmi, subordinata al fatto che ci sia una condivisione su una candidatura unica. Anche Matteo Salvini potrebbe ricoprire questo incarico. All'interno del movimento ci sono gerarchie e regole da rispettare. È una scelta da condividere con Maroni, segretario in pectore: a lui spetta dare l'indirizzo sui ruoli che ciascuno di noi deve ricoprire, lui deve gestire al meglio la squadra. Né io, né Salvini siamo, ad oggi, ufficialmente candidati: non è ancora partita nessuna raccolta firme. Di certo al congresso non ci sarà alcuno scontro fra noi. Si candiderà l'uno o l'altro».

Chi sono i volti nuovi che stanno emergendo nella Lega di Bergamo?
«Il segretario provinciale Cristian Invernizzi ha dimostrato di avere i numeri guidando una provincia come Bergamo, la più complessa di tutta la Lega. Poi ci sono tanti amministratori capaci: la futura classe dirigente nasce dal territorio ed è composta da coloro che hanno fatto la palestra nelle amministrazioni, dimostrando di avere i numeri. Queste persone avranno un peso sempre maggiore nel movimento».

Come giudica le ultime vicende giudiziarie che stanno coinvolgendo direttamente Bossi?
«Quello di oggi (ieri per chi legge, ndr) era un atto dovuto che serve ad accertare eventuali responsabilità, che per noi sono prima politiche che penali. Tutte le persone che oggi sono state oggetto di un avviso di garanzia non ricoprono più gli incarichi politici che avevano prima. Già questo è un segnale importante. Siamo un partito che, appena avuto un problema, in un mese ha visto stravolto il proprio vertice con un rinnovamento veloce e di qualità della classe dirigente. Lo abbiamo fatto mantenendo i valori di riferimento, sapendo quanto è importante e prezioso quello che ci ha insegnato Bossi, ma guardando al futuro».

Gianluigi Ravasio

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