Prima chiusura, il Pellicano
nella strada dei supermercati

Gli scaffali si stanno svuotando alla velocità della luce, il 40 per cento di sconto su tutti i prodotti, e quindi sulla spesa, è un richiamo irrinunciabile per massaie e non solo. Sono gli ultimi giorni di apertura per il supermercato Pellicano (Gruppo Lombardini) di via San Bernardino.

Gli scaffali si stanno svuotando alla velocità della luce, il 40 per cento di sconto su tutti i prodotti, e quindi sulla spesa, è un richiamo irrinunciabile per massaie e non solo. Sono gli ultimi giorni di apertura per il supermercato Pellicano (Gruppo Lombardini) di via San Bernardino.

Sabato sera abbasserà per l'ultima volta le saracinesche dopo dieci anni di onorato servizio nel quartiere. Era stato il primo supermercato ad aprire dieci anni fa, è il primo a chiudere dopo l'abbuffata di grande distribuzione che l'asse Colognola-via San Bernardino-via Carnovali ha conosciuto negli ultimi tempi.

Ci sono la bellezza di sei supermercati (Famila, Pellicano, Carrefour dei fratelli Maffioletti, Esselunga, Eurospin e Coop) concentrati nel raggio di due chilometri. A contendersi i quindicimila abitanti dei quartieri di Colognola, San Tomaso e Carnovali. Qualcosa in più se si considerano anche gli abitanti della Malpensata (più di cinquemila), collegati alla Coop dal sottopasso.

Sei supermercati, a cui aggiungere lo storico Auchan, a un tiro di schioppo per gli abitanti di questa fetta di città. Non ci sono altre zone di Bergamo (con l'eccezione di via Mai, in pieno centro, che ha quattro supermercati ma di dimensione più ridotta, eccetto il Gigante aperto da pochi giorni) che hanno visto uno sviluppo commerciale così imponente.

«I supermercati sono frutto di logiche diverse, immobiliari e politiche insieme»: Tito Lombardini, presidente del gruppo della distribuzione di Dalmine va dritto al nocciolo del problema. Una considerazione che porta a una conclusione amara: «In quella zona non c'è stata saggezza, non c'è stato un coordinamento e una visione d'insieme».

Leggi di più su L'Eco di martedì 22 maggio

© RIPRODUZIONE RISERVATA