Caccia, il vicepresidente Saffioti:
«Capisco rabbia e frustrazione»

«Capisco la delusione, la frustrazione, la rabbia dei cacciatori che, mi preme sottolinearlo, sono anche le mie». Lo scrive il videpresidente del consiglio regionale Carlo Saffioti in una lettera aperta, dopo lo stop dato dal consiglio regionale.

«Dopo lo stop dato dal consiglio regionale al testo di legge sulla caccia, capisco la delusione, la frustrazione, la rabbia dei cacciatori che, mi preme sottolinearlo, sono anche le mie, così come di tutti quei consiglieri regionali di maggioranza che in questi anni si sono battuti, sempre a viso aperto e senza demagogia, a favore delle istanze venatorie, e che peraltro per alcuni anni sono riusciti, contro tutto e tutti, a soddisfarle».

«A maggior ragione in considerazione del fatto che, anche in questa occasione, tutti, compresi coloro che (come il sottoscritto) non fanno più parte della commissione consiliare preposta, hanno cercato in ogni modo di far approvare un provvedimento che desse garanzia di legittimità a fronte delle richieste europee».

«I cacciatori sanno bene che il problema è oltremodo complesso, che la Regione è tra l'incudine di un Parlamento inadempiente rispetto alle normative europee e il martello di un'Europa che, a livello di Commissariato all'Ambiente nel quale purtroppo è incardinata la caccia, è diventata di anno in anno più rigida e severa. E lo è diventata al punto che il 25 maggio 2012 il Commissario europeo Janez Poto?nik ha scritto al Ministro dell'Ambiente criticando aspramente la prevista concessione di deroghe da parte di alcune regioni italiane nonostante la procedura d'infrazione avviata e la pronunciata sentenza di condanna. La nota del Commissario Poto?nik si conclude con un monito: «Se per la prossima stagione venatoria 2012-2013 venissero adottate in Italia deroghe illegittime e ove il Governo italiano non intervenisse in modo efficace e tempestivo per impedire che tali deroghe producano i loro effetti, la Commissione non avrà altra scelta che quella di presentare un secondo ricorso davanti alla Corte UE proponendo l'imposizione di sanzioni pecuniarie contro la Repubblica italiana».

«Il Progetto di Legge presentato (e bocciato il 25 settembre scorso) ha cercato in tutti i modi, anche scontentando alcune richieste e aspettative delle associazioni venatorie, di rispondere alle direttive europee e di non incorrere nella bocciatura. Purtroppo, gli elementi di criticità sono insuperabili, in quanto legati a una normativa nazionale non adeguata, allo strumento legislativo usato, alla mancanza del parere dell'Ispra. Tali difficoltà sono state superate in passato dal Consiglio, ma quest'anno non hanno passato l'esame dell'aula per il rischio reale di sanzioni europee».

«Abbiamo infatti cercato di convincere i Consiglieri lombardi a respingere le pregiudiziali: a dimostrazione di ciò, ci sono gli interventi argomentati e appassionati del relatore Morelli e del Presidente della Commissione Parolini. Non ci siamo riusciti, però, ed è stata per noi una sconfitta grave, pensando non solo ai danni economici all'indotto, ma anche e soprattutto alle aspettative deluse di tanti appassionati cacciatori che, nel rispetto dell'ambiente e delle regole, tengono viva questa tradizione antica».

«Lo ribadisco: per tutti questi motivi capisco la rabbia dei cacciatori. Ma ora proprio noi – ed è un peccato – veniamo accusati come responsabili e indicati come nemici dei cacciatori. Credo che la strada urlata e demagogica, se confermata una volta superata l'emotività del momento, non porterà lontano. Mi auguro che essa venga al più presto abbandonata: non vale infatti la pena dividersi in buoni e cattivi, soprattutto se i cattivi sono quelli che si sono dati da fare al massimo delle proprie possibilità per arrivare all'agognato obiettivo e che continuano ad essere pronti al dialogo costruttivo con le associazioni venatorie».

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