Ciclo illegale dei rifiuti:
«Bergamo è 2ª in Lombardia»

Pubblicato il rapporto di Legambiente. Balzo in avanti nella classifica nazionale per il ciclo illegale dei rifiuti: la regione Lombardia è quarta con 340 infrazioni accertate. «Occorre fermare il dumping criminale che frena l'economia verde in Lombardia».

La Lombardia si conferma la prima regione del nord per numero di reati contro l'ambiente: all'ottavo posto della classifica nazionale con oltre 1600 reati, il 4,8% del totale nazionale, e con 1442 persone denunciate, 100 in più rispetto all'anno scorso.

Questi sono alcuni dei dati che emergono dal Rapporto Ecomafia 2012 di Legambiente, edito da Edizioni Ambiente, presentato oggi a Milano in una conferenza a cui hanno partecipato Giuliano Pisapia, Sindaco di Milano, Anna Canepa, direzione Nazionale Antimafia, Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente, Damiano Di Simine, Presidente Legambiente Lombardia, Sergio Cannavò, responsabile Ambiente e Legalità di Legambiente Lombardia e Ilaria Ramoni, referente per la provincia di Milano di LIBERA.

Ma la Lombardia compie un vero e proprio balzo in avanti nella classifica nazionale relativa al ciclo illegale dei rifiuti, scalando dieci posizioni in soli due anni: quest'anno è quarta con 340 infrazioni (il 6,4% del totale nazionale).
Tra le province lombarde, quella di  Milano è in testa con 92 infrazioni accertate nel 2011, segue quella di Bergamo con 64, Pavia con 42 e Varese 31. Se si analizzano, invece, i dati relativi solo alle violazioni dell'articolo 260 del Testo Unico dell'Ambiente, ovvero quello relativo all'organizzazione di traffici illeciti di rifiuti in cui la Lombardia si è resa protagonista come regione di partenza o solo di transito di questo giro criminoso, dal 2002, anno di introduzione della legge, i casi accertati nella nostra regione sono stati 62, le ordinanze di custodia cautelare 142, le persone denunciate 206 e le aziende coinvolte 83.

“Le storie raccontate in Ecomafia 2012 restituiscono una Lombardia sempre più al centro di traffici e malaffare nel settore ambientale – dichiara Sergio Cannavò, responsabile Ambiente e Legalità Legambiente Lombardia - che continuano a vedere protagonisti imprenditori senza scrupoli in cerca di facili guadagni, mediatori più o meno legati alla criminalità organizzata e sempre più spesso politici e pubblici amministratori che favoriscono le aggressioni all'ambiente e al territorio in cambio di denaro e favori, arrivando addirittura – è cronaca di questi ultimi giorni – a comprare voti dalla 'ndrangheta in cambio di soldi e possibili commesse nei progetti grandi infrastrutture lombarde”.

Il ciclo del cemento, in particolare quello del movimento terra, è il settore economico in cui la ‘ndrangheta detiene in Lombardia il primato assoluto. Abusivismo edilizio, appalti pubblici truccati, escavazioni illegali nei fiumi riempiono il campionario lombardo che per il 2011 ha registrato ben 344 reati, 455 persone denunciate e 23 sequestri, posizionando la Lombardia alla nona posizione nella classifica nazionale per le infrazioni legate al cemento.

E per questo tipo di reati è la provincia di Sondrio quella dove sono state accertate il maggior numero di infrazioni: ben 113 nel 2011. Sale in classifica anche Varese che si posiziona seconda con ben 63 reati e al terzo posto c'è Bergamo con 51 casi.

Di fronte a questi dati Legambiente lancia un appello alla politica regionale e alla sua responsabilità di definire e far rispettare le regole necessarie a puntellare una ripresa economica nel segno della sostenibilità.

“Lo scivolamento lombardo nelle braccia delle cosche deriva certo da colpe individuali di amministratori corrotti, ma anche dai gravi limiti della politica regionale – dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia – inadeguatezza dei controlli, regole inapplicabili, assenza di pianificazioni sono tutti fattori che spalancano le porte ad arbitrii e corruttele. Il ripristino della legalità è il primo requisito per puntellare la ripresa lombarda: nessuna politica industriale può diventare sostenibile e competitiva se non si stronca il dumping criminale”.

Legambiente in questi giorni è alle prese con l'elaborazione di una proposta di rilancio della green economy, con la redazione di una exit strategy dalla crisi denominata “Lombardia Sostenibile 2.0”, che prevede l'impostazione di piani, programmi e priorità di investimenti atti ad invertire l'involuzione che affligge l'economia lombarda.

Il più subdolo ostacolo all'innesco di un ciclo economico positivo è però la criminalità ambientale: “L'ecomafia non è solo un problema di etica pubblica e di indagini di polizia – insiste Di Simine - è anche una mortificazione delle aspettative di cittadini e imprese, mai come oggi vulnerabili a scorciatoie illegali a causa della carenza delle risorse economiche necessarie ad attuare investimenti in settori innovativi”.

Anche per quanto riguarda l'illegalità contro la fauna la Lombardia è la prima regione del nord: al quinto posto della classifica nazionale con 503 reati accertati e 287 persone denunciate (+ 35%). Proprio in questo settore nel 2012 si è svolta in Lombardia una delle più importanti operazioni della magistratura, che ha finalmente acceso i riflettori sul gravissimo problema degli allevamenti di animali destinati alla sperimentazione.

E' di questa estate infatti il sequestro dell'allevamento Green Hill di Montichiari (BS), e del salvataggio di 2300 cani di razza beagle. “E' impossibile stare al passo con le notizie sulle inchieste relative a reati contro l'ambiente e in materia di trasformazioni urbanistiche che vedono coinvolti politici e amministratori pubblici: siamo in una vera e propria emergenza – insiste Cannavò -. Per farvi fronte è necessario mettere mano alla legislazione, inserendo subito i delitti contro l'ambiente nel nostro codice penale e varando una reale riforma anti-corruzione che, diversamente dalle proposta in discussione in questi giorni a Roma, recepisca effettivamente la convenzione internazionale e colpisca duramente i pubblici ufficiali e i privati che si macchiano di tali reati. A livello regionale occorre intervenire sul sistema dei controlli ambientali, che devono essere meno burocratici e più diffusi, svolti da soggetti messi in condizioni di operare con pieni poteri e con il massimo grado d'indipendenza e autonomia dalla politica”.

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