Rapina in villa a Valverde
Telecamere e telefoni controllati

Sono concentrate sul fronte tecnico le indagini della Squadra mobile della questura per risalire ai tre autori della rapina di Valverde. La polizia sta cercando eventuali riprese video di telecamere della zona oltre a uno studio delle celle telfoniche.

Sono concentrate sul fronte tecnico le indagini della Squadra mobile della questura per risalire ai tre autori della rapina messa a segno domenica sera nella villa di Debora Gelfi e Alberto Zambelli, la coppia aggredita e derubata a Valverde 15. La polizia sta cercando eventuali riprese video di telecamere di impianti di videosorveglianza della zona, anche privati, nelle quali sia stata casualmente ripresa la fuga dei tre banditi, forse accompagnati da un quarto complice.

I malviventi, dopo aver tenuto in ostaggio per un'ora la coppia, sono infatti scappati con la Kia della famiglia, ma l'hanno abbandonata in via Castagneta, a circa 300 metri dall'abitazione teatro della rapina. Secondo gli inquirenti è possibile che proprio lì si trovasse un altro complice pronto ad aspettare i tre di ritorno dal colpo per proseguire la fuga con un'altra vettura. Proprio quest'ultima vettura potrebbe essere stata filmata da qualche telecamera piazzata nella zona tra le 22,30 e le 22,45, il presunto orario della fuga.

Un'eventuale numero di targa potrebbe essere un buon indizio per la polizia, a patto che la vettura non fosse rubata: difficile che sia così, però, perché altrimenti la banda non avrebbe avuto problemi ad avvicinarsi di più all'abitazione con un'auto in nessun modo riconducibile a loro perché rubata. Ma non solo.

Il fronte tecnico dell'indagine sta puntando anche l'attenzione degli inquirenti sulle celle telefoniche della zona. È infatti molto probabile che i banditi possano aver comunicato con il quarto complice, o comunque abbiano utilizzato un cellulare. Per questo il traffico telefonico della zona di Valverde negli orari della rapina verrà attentamente vagliato alla ricerca di elementi utili, magari da confrontare e sovrapporre a riprese video della zona.

Gli inquirenti, sulla base del dettagliato racconto fornito dalla coppia di 33 e 43 anni, sono convinti che la banda entrata in azione domenica sera fosse formata da immigrati dell'Est, si presume provenienti dall'Albania. Non si tratterebbe, però, di malviventi «professionisti», quanto piuttosto di banditi un po' improvvisati e anche questo aspetto lascia ben sperare nel fatto che possano essere presto tratti in arresto. Dei «professionisti» di questo genere di crimini avrebbero infatti probabilmente agito in maniera diversa, evitando per esempio di parlare tra di loro nella loro lingua.

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 13 febbraio

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