Piroscafo Oria: altri bergamaschi
tra i 4 mila inabissati nell'Egeo

«Speriamo che il mondo si aggiusti, onde al più presto potervi abbracciare, che ne ho tanta voglia che non potete immaginare». Sono le parole di una lettera con cui, alla fine del 1943, Sperandio Visinoni di Rovetta salutava i familiari dal campo di prigionia di Rodi, in Grecia.

«Speriamo che il mondo si aggiusti, onde al più presto potervi abbracciare, che ne ho tanta voglia che non potete immaginare». Sono le parole di una lettera con cui, alla fine del 1943, Sperandio Visinoni di Rovetta salutava i familiari dal campo di prigionia di Rodi, in Grecia.

Un auspicio finito putroppo in fondo al mar Egeo insieme al piroscafo Oria e a oltre 4.000 prigionieri italiani, dopo il naufragio del 12 febbraio 1944. Nelle scorse settimane abbiamo raccontato la storia (per fortuna a lieto fine) di Giulio Bocassini, novantaduenne di Cerete, che scampò alla tragedia per la coincidenza di un malore che gli evitò l'imbarco.

Fra i ricordi di Bocassini, stimolati dalla trasmissione «La vita in diretta» di Rai Uno, il fatto che l'amico che lo aveva aiutato e salvato era nativo di Rovetta «da dove provenivano altri commilitoni dispersi nel naufragio». Le ricerche attivate in questo senso hanno trovato preziose conferme in Camillo Pezzoli, presidente del Circolo culturale Baradello e storico del paese.

«Sperandio era nato nel 1917 - spiega Pezzoli - ed era fratello di mia madre Benedetta, che a 101 anni è la decana di Rovetta. In vita ci sono ancora anche un'altra sorella, Teresa, e la cognata Maddalena Visinoni, che di Sperandio conserva una ricchissima documentazione».

L'incontro con Maddalena è a suo modo sorprendente anche per Camillo: da un faldone polveroso emergono un pacchetto di lettere dal fronte e una serie di documenti inediti, con appuntata una data: 11 febbraio 1944, quella della partenza da Rodi dell'Oria. «In famiglia – aggiunge Camillo – si è sempre parlato dello zio disperso in Grecia, ma mai avevamo fatto riferimento diretto al piroscafo».

I ricordi di casa Visinoni sono importanti per confermare la presenza sull'Oria di altri due dispersi di Rovetta: Vincenzo Beccarelli e Andrea Marinoni. Sperandio ne dà cenno in qualche lettera con i soprannomi di paese (Puerzì e Burtolaso). I loro nomi sono sul monumento eretto a pochi passi dalla chiesa parrocchiale.

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