Libri antichi a Treviglio
minacciati da pidocchi e pollini

Il «Fondo antico» della biblioteca di Treviglio ne ha viste di tutti i colori, forse anche a causa della sua storia travagliata segnata da numerosi traslochi. Oggi però è sottoposto a una doppia sfida che mette alla prova la sua stessa salvezza: insetti e pollini.

Il «Fondo antico» della biblioteca di Treviglio ne ha viste di tutti i colori, forse anche a causa della sua storia travagliata segnata da numerosi traslochi. Oggi però è sottoposto a una doppia sfida che mette alla prova la sua stessa salvezza: insetti e pollini.

Sarebbero questi ultimi infatti i principali accusati per le macchie che minano l'integrità degli antichi testi. La biblioteca, che lo scorso anno ha festeggiato 150 anni, è stata aperta il 4 novembre del 1862 grazie ai 4.175 volumi donati dall'abate Carlo Cameroni.

Come sia avvenuta la conservazione del patrimonio antico nei primi anni non è dato saperlo, soprattutto nel periodo di chiusura. Fatto sta che l'incuria rappresenta una delle cause principali che portano al degrado dei libri. Dando anche un'occhiata sommaria ad alcuni volumi si potrebbe ipotizzare che fossero conservati in ambienti umidi, ne sono testimonianza le macchie presenti su alcune pagine.

Oltre a umidità e incuria basta osservare alcuni testi per rendersi conto di come i tarli o altri piccoli insetti abbiano banchettato sul patrimonio antico trevigliese. Secondo il direttore della biblioteca, Riccardo Riganti, anche i due cedri presenti nel chiostro contribuiscono a danneggiare i libri. «Il polline arriva a contatto con i libri antichi e a lungo andare li danneggia. Anche se a prima vista un libro può sembrare ancora in ottimo stato, non appena si sfogliano le pagine ci si accorge dei danni» spiega Riccardo Riganti.

Questa teoria però non convince Stefano Cerea, direttore del Verde pubblico cittadino: «È vero che il polline si insinua dappertutto date le sue minutissime dimensioni, ma non credo possa rovinare le pagine dei libri antichi perché è un materiale inerte. Piuttosto bisognerebbe fare attenzione agli psocotteri, dei minuscoli insetti meglio noti come "pidocchi della carta" che si nutrono della cellulosa degradata dei libri antichi».

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