Piano faunistico, dissenso totale
I cacciatori l'hanno impallinato

Annunciano una «pioggia di osservazioni», tra le 70 e le 100 dalle sole associazioni venatorie, ed esprimono «dissenso totale sulla gestione del Piano faunistico». I cacciatori sono ancora sul piede di guerra.

Annunciano una «pioggia di osservazioni», tra le 70 e le 100 dalle sole associazioni venatorie, ed esprimono «dissenso totale sulla gestione del Piano faunistico». Il cui lungo e sofferto iter - nato, è bene ricordarlo, da una sentenza del Tar cui occorre ottemperare - non sembra ancora destinato a trovar pace: in una conferenza stampa, mercoledì 27 marzo, le realta riunite nel Cupav (il coordinamento provinciale delle associazioni dei cacciatori) hanno espresso compatte un atteggiamento fortemente critico verso il documento della Provincia.

O meglio, verso la sua ultima versione, su cui si possono presentare osservazioni fino a domenica («è una settimana di Passione», scherzano le doppiette). I rappresentanti di Federcaccia, Anuu, Cpa, Enalcaccia, Liberacaccia, Italcaccia e Acl, sottolineano come rispetto alla versione del Piano presentata nel giugno scorso, «sono state introdotte una serie di restrizioni di cui siamo stati informati solo a gennaio, che hanno stravolto l'impostazione». Dal loro punto di vista, non certo in positivo.

Tra i punti più contestati, «l'aumento, da giugno a oggi, della zona vietata alla caccia nell'ambito Prealpino. Poi, solo nel Parco dei Colli, ci sono 22-23 capanni che salteranno subito, e più o meno lo stesso numero destinati a morire nel tempo perché non cedibili. Così si perde una passione tramandata per generazioni».

E poi le rotte migratorie tramutate in oasi di protezione, con 400 metri tutt'attorno in cui non si possono avere capanni. «Si sono istituite zone di protezione, in alcuni punti, senza avvisare nemmeno i proprietari delle aree interessate, e infatti anche dai privati arriveranno molte osservazioni – aggiungono le doppiette –. È mancata la concertazione. A questo punto, siamo pronti a mobilitare i cacciatori bergamaschi, anche se abbiamo ancora la speranza che non ce ne sia bisogno».

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