Amarcord dei grandi alberghi
Quando ospitavano regine e star

Forse è un tentativo per esorcizzare il momentaccio economico. Perché di coraggio ce ne vuole, e parecchio, per rimettere in circolo due attività ricettive, una in basso e l'altra in alto, in un periodo in cui tutto ti sconsiglierebbe di farlo.

Forse è un tentativo per esorcizzare il momentaccio economico. Perché di coraggio ce ne vuole, e parecchio, per rimettere in circolo due attività ricettive, una in basso e l'altra in alto, in un periodo in cui tutto ti sconsiglierebbe di farlo.

Riprenderà vita l'Hotel Commercio, in via Tasso, dopo accurata ristrutturazione. Si amplierà, salendo di grado, il «Relais San Lorenzo» in Piazza Mascheroni, nel borgo antico, ed è la sua classificazione, inedita per la nostra città, un «cinque stelle», a far sognare e a farci andare a ritroso nel tempo. Il punteggio a stelle, in Italia, risale alla legge quadro del 1983: prima c'erano le categorie. In città, per esempio, erano di prima categoria il San Marco ed il Moderno, che lasciò il posto al Centro Congressi: entrambi con il loro fascino, che il primo conserva tuttora, con una posizione invidiabile e la splendida vista su Città Alta, e che il Moderno può solo tramandare cercando tra i ricordi.

Nelle sue stanze si intrecciano storie di ospiti illustri, di indimenticabili jam session tra i più bei nomi del jazz mondiale, nella «Sala rosada», quando Bergamo ospitava uno dei Festival più apprezzati o quando Gerry Mulligan suonava al Bobadilla. Ma ci si fermava lì, a due «prima categoria», trasformati poi dalla legge quadro in 4 stelle. Per trovare suggestioni «di lusso» si deve risalire il Brembo fino a San Pellegrino e tuffarsi nell'atmosfera liberty del Grand Hotel: pare che il fiume fosse stato chiaro nel pretendere un gioiello per sponda.

Così, attraversando la corrente, si arriva al Casinò, dove basta scenderne lo scalone centrale per immaginarsi un principe regnante. È stata una fortuna poter vedere il Grand Hotel ancora in funzione, con la grande Inter del Mago, rigorosamente in tuta, che passeggiava sul lungofiume. E pensare che in quelle stanze, chissà quali e a quale piano, avevano dormito, a distanza di anni, le regine Margherita ed Elena di Savoia. Ed altri regnanti di un'Europa in divenire, nonché artisti, scrittori, politici e quanto di meglio potesse offrire il jet set dell'epoca. Entrando, si respirava un'aria magica, tra stucchi, abat jour e dipinti con scene di caccia: impossibile non farsi coinvolgere da un albergo che, già nel 1904, aveva gli ascensori e tutte le camere con acqua potabile e telefono.

Quante stelle avremmo potuto assegnare ad un incanto simile? Adesso ci riprova il Relais San Lorenzo, con un punteggio che richiama le più affascinanti strutture ricettive della Penisola, dal Romazzino sulla Costa Smeralda a Villa Feltrinelli sul lago di Garda e all'Albereta in Franciacorta. Il confronto è stimolante e merita un grande incoraggiamento perché Città Alta è una location di grande fascino e quel terrazzo con vista sul Canto Alto, e la Spa e le ricette dell'Hostaria aiuteranno certamente a richiamare il giusto target di clientela. E poi si chiama San Lorenzo. Uno che di stelle se ne intende.
Pier Carlo Capozzi

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