Ladri di bici in salsa moderna
Le rivendevano on line: in manette

Non c'entrano con il neorealismo del film di De Sica. I ladri di biciclette al tempo di internet non rubano per disperazione, ma fanno affari mettendo la refurtiva in vendita su eBay. Li hanno arrestati venerdì 21 giugno i carabinieri del nucleo operativo radiomobile di Bergamo.

Non c'entrano con il neorealismo del film di De Sica. I ladri di biciclette al tempo di internet non rubano per disperazione, ma fanno affari mettendo la refurtiva in vendita su eBay. Li hanno arrestati venerdì 21 giugno i carabinieri del nucleo operativo radiomobile di Bergamo. Ai domiciliari sono finiti S. Z., 30 anni, di Bracca, e L. S., 22, residente in città: il primo il braccio, il secondo la mente di quella che il pm Gianluigi Dettori riteneva un'associazione per delinquere finalizzata al furto, ipotesi bocciata prima dal gip e poi dal tribunale del Riesame. Il terzo elemento giuridicamente necessario a comporre il sodalizio, un marocchino trentunenne domiciliato a Brescia, è stato infatti retrocesso al ruolo di ricettatore e rimane indagato a piede libero.

Tutto comincia con un ragazzo che denuncia di aver subito un abuso sessuale dai due bergamaschi. Il pm mette sotto intercettazione i cellulari e intuisce che non c'è aria di violenze. Scopre però che ferve un business di bici e moto rubate. Centinaia, secondo l'accusa, le due ruote fatte sparire dal maggio 2008 e rivendute a clienti ignari o a gente consapevole come il nordafricano, che al telefono sollecitava gli ordini per poter spedire furgoni carichi di refurtiva in Marocco. Le bici più pregiate finivano su eBay a prezzi da usato capaci di non insospettire gli acquirenti. A questi ultimi infatti gli investigatori non contestano nemmeno l'incauto acquisto, anche perché a volte il ventiduenne - secondo il pm - comprava lo stesso modello in negozio, esibendo poi lo scontrino al momento della vendita di quello rubato. Scooter e moto, invece, venivano smontati e finivano sul sito di commercio elettronico sotto forma di pezzi di ricambio. Nessuno ne aveva denunciato il furto e, se per le bici prive di numero di telaio e targa è plausibile, più strano appare per i ciclomotori. I raid avvenivano sia di giorno che di sera, in città e in alcuni paesi della provincia. Armati di cesoie per tranciare lucchetti e di cacciaviti, i due andavano a caccia di «prede».

È probabile che a volte si servissero pure di un furgone, su cui caricavano gli scooter. I mezzi venivano portati in un box situato nel palazzo dove vive L. S., che fungeva da base operativa. È qui che venivano smontate le moto e ricevuti i clienti. Un testimone dice di aver visto caricare su un furgone 60 bici in un colpo solo. I due bergamaschi nei mesi scorsi erano stati interrogati. Il più giovane s'era avvalso della facoltà di non rispondere, l'altro aveva confessato una ventina di raid. Una bici da 2.500 euro rubata nei pressi di un parco a Pradalunga; tre scooter Zip rubati in città, uno fuori dalla curva Sud durante una partita dell'Atalanta, gli altri due in via Cifrondi e via Legionari di Polonia; un Ktm 125 in via Brigata Lupi, due Hvsquarna 125 in via Carducci e via XXIV Maggio; un Yamaha R50 in via XXIV Maggio. R. Z. per ogni furto riceveva un compenso (dai 10 ai 180 euro, a seconda del pregio del modello), l'altro pensava per lo più alla vendita. Nonostante fossero nel mirino degli inquirenti, i due continuavano a operare: nel dicembre scorso i carabinieri s'erano accorti di nuove offerte su eBay. Per questo il pm s'era deciso a chiedere le misure cautelari. Bocciate dal gip (convinto della estemporaneità dei colpi), legittimate (per la serialità dei furti) dal Riesame e confermate dalla Cassazione.

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