La famiglia di Yara non si illude
Analizzato anche un fazzoletto

«Siamo contenti della solerzia della magistratura per l'attenzione a ogni vicenda legata a questo caso, anche se non ci facciamo troppe illusioni. Di mitomani ne abbiamo già visti parecchi». È quanto dichiara l'avvocato Enrico Pelillo, legale della famiglia Gambirasio.

«Siamo contenti della solerzia della magistratura per l'attenzione a ogni vicenda legata a questo caso, anche se non ci facciamo troppe illusioni. Di mitomani ne abbiamo già visti parecchi». È quanto dichiara l'avvocato Enrico Pelillo, legale della famiglia Gambirasio, in merito al ritrovamento della scritta su un registro della chiesa di Santa Maria della Pace a Rho (Milano), sabato, e ora al vaglio degli inquirenti.

Uno sconosciuto ha infatti scritto: «Informate subito la polizia di Bergamo perché qui è passato l'assassino di Yara. Che Dio mi perdoni». A questo si aggiunge il sequestro di un fazzoletto, trovato nella stessa chiesa, e anch'esso ora al vaglio degli investigatori che indagano sulla morte di Yara.

La scientifica di Milano l'ha trovato ai piedi del leggìo dove era sistemato il quaderno delle preghiere. È caduto al misterioso autore della frase? Nel dubbio, gli investigatori lo hanno sequestrato. Va detto che gli inquirenti non nascondono il loro scetticismo: è molto probabile che la scritta a Rho sia opera di un mitomane, uno dei tanti che si sono fatti avanti in due anni e mezzo di indagini, sostenendo le tesi più inverosimili sulla fine della povera Yara.

In ogni caso, anche il fazzoletto sarà analizzato, alla ricerca di impronte digitali, ma anche tracce biologiche da cui estrapolare dna, da comparare con «ignoto 1» e con gli altri profili in banca dati. «Sì, forse è stato un mitomane, ma perché - si interroga don Antonio Citterio - proprio nella mia cappella? Perché proprio adesso? E se si trattasse davvero di qualcuno che sa qualcosa e non ha il coraggio di dirla?». Non resta che attendere le indagini della polizia.

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