La denuncia della mamma:
«Mia figlia rapita dal papà»

«Da un mese e mezzo non ho più notizie di mia figlia Esmeralda, 5 anni: il padre l'aveva portata al mare ma, dopo le due settimane concordate, avrebbe dovuto riportarmela. Sono irreperibili». Queste le parole di Marianna Ambu, bergamasca 21enne.

«Da un mese e mezzo non ho più notizie di mia figlia Esmeralda, di 5 anni: il padre l'aveva portata al mare in Toscana ma, dopo le due settimane concordate, avrebbe dovuto riportarmela come previsto dal giudice. Invece Esmeralda, suo padre e i genitori di lui sono scomparsi e irreperibili. Temo che siano partiti per la Bolivia e che non rivedrò mai più mia figlia. Sono disperata».

Marianna Ambu, bergamasca di 21 anni, residente a Villa d'Almè, è la giovane mamma di Esmeralda Sucre Terra, nata il 31 luglio 2008 a Bergamo. Il papà è un boliviano oggi ventisettenne: i loro rapporti si erano interrotti nel 2011, anche a seguito di alcune lesioni personali subite dalla donna (e denunciate ai carabinieri), e ora Marianna è sposata con un'altra persona e ha altri due bambini. Esmeralda è stata affidata dal tribunale per i minori di Brescia a entrambi i genitori, ma con «collocazione» dalla madre, mentre il papà è autorizzato a vedere la figlia in determinati giorni e orari: ogni quindici giorni nel fine settimana, un pomeriggio a settimana, sette giorni durante le vacanze di Natale e tre a Pasqua e 15 d'estate, previo accordo con la mamma.

Così il 23 giugno scorso, come da accordi presi a maggio, il padre ha preso con sé la bimba per recarsi in Toscana. «Da quel momento non ho più visto Esmeralda – racconta mamma Arianna –. L'ho solo sentita il 29 giugno, giorno del mio compleanno, perché mi ha telefonato per farmi gli auguri. Trascorse le due settimane concordate, ho aspettato ancora che il mio ex compagno mi riportasse la bimba, ma non si è mai presentato. Ho aspettato altre due settimane e denunciato il fatto ai carabinieri, mentre nei giorni scorsi ho avvertito il consolato boliviano. Nessuno mi ha ancora fatto sapere nulla».

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 14 agosto

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