«Ciòto» e la clandestina
È stato lasciato il giorno del sì

Le fedi nuziali sono ancora parcheggiate nel cassetto del comò, l'abito da cerimonia - acquistato per l'occasione - pende intonso nell'armadio. Ciòto, il promesso sposo, adesso è in canottiera e ciabatte qui, fuori da questo rustico della Valtaleggio

Le fedi nuziali sono ancora parcheggiate nel cassetto del comò, l'abito da cerimonia - acquistato per l'occasione - pende intonso nell'armadio. Ciòto, il promesso sposo, adesso è in canottiera e ciabatte qui, fuori da questo rustico di una remota contrada della Valtaleggio, in compagnia del suo smarrimento.

Doveva sposarsi il 15 giugno con una nigeriana, ma questo matrimonio per il momento non s'ha da fare. Lei all'ultimo ha dato buca: temeva che alla cerimonia si presentassero pure i carabinieri e così in municipio non s'è fatta vedere.

Il suo permesso di soggiorno non è più rinnovabile per via della condanna a due anni per una storia di favoreggiamento della prostituzione. I maligni sospettano che la donna sia a caccia del documento per restare in Italia e che una delle scorciatoie per arrivarci siano le nozze.

Ciòto ha 77 anni, lei 35: non che la differenza di età sia un ostacolo alla passione, ma in questa tormentata vicenda d'amore e di visti resta un indizio pesante. Lui è il classico pöt, o zio barba, come da queste parti vengono definiti gli scapoli di lungo corso, ma tutt'altro che misogino, anzi assai sensibile al fascino femminile.

Il «colpo di fulmine» tre anni fa «sulla corriera», come ricorda Ciòto: «Lei stava andando a Zogno, io proseguivo per la Valtaleggio. Poi ci siamo rivisti per caso a Bergamo. Lei mi diceva che era in cerca di lavoro, io le ho proposto di venire qui da me che avrebbe trovato un posto nei caseifici. Lei ogni tanto veniva a trovarmi. Poi due anni fa mi ha chiesto di sposarla».

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