Fikri, il fermo non andava convalidato
Un anonimo: «Cercate quell'auto»

Dopo la mancata archiviazione del fascicolo a suo carico e il nuovo assalto mediatico a cui è stato sottoposto, ora Mohammed Fikri segna un punto a suo favore nell'intricata vicenda giudiziaria che lo vede coinvolto. Lunedì un'altra lettera anonima sul caso è stata recapitata a L'Eco.

Dopo la mancata archiviazione del fascicolo a suo carico e il nuovo assalto mediatico a cui è stato sottoposto, ora Mohammed Fikri segna un punto a suo favore nell'intricata vicenda giudiziaria che lo vede coinvolto.

La Cassazione ha infatti accolto il ricorso dei suoi legali Roberta Barbieri e Giovanni Fedeli, annullando l'ordinanza di convalida del fermo a cui l'operaio fu sottoposto mentre si trovava su una nave diretta in Marocco, dopo l'ormai famosa frase intercettata al telefono: «Allah perdonami, non l'ho uccisa io», poi ritradotta «Allah, ti prego, fa che risponda».

L'udienza si è tenuta giovedì scorso e ieri si è appreso della decisione della Suprema Corte, che ha accolto il ricorso e annullato, senza rinvio, l'ordinanza con cui il gip convalidò il fermo.

Lunedì un'altra lettera anonima è stata recapitata a L'Eco di Bergamo. «Non mollate – scrive l'anonimo, che in originale non usa la punteggiatura – la pista del cantiere, i cani non sbagliarono». Poi cita Fikri: «Mohamed sa di un uomo visto nel cantiere a novembre che minacciava. Sa che (Yara, ndr) è stata caricata su un furgone bianco. Sa che una settimana dopo quell'uomo era ancora a Mapello. Sa che Yara non è rimasta «sembre»nel campo di Chignolo, ma ci è stata portata dopo, e che l'uomo su un'auto targata... (omettiamo il numero, ndr) era presente di nuovo una settimana prima del ritrovamento, sempre a Mapello. Non dimenticate Yara!».

L'auto risulterebbe un'Audi A4 intestata a un cittadino della provincia di Modena.

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